mercoledì 29 febbraio 2012

Portare i bambini: Lesson number two

Certa di aver imboccato la strada giusta, con la mia fascia ad anelli che potevo però usare solo fuori casa (imbottite io e La Polpetta di giacca e tutone termico), ho iniziato a vagabondare in giro sulla rete, cercando "fasce", "fasce porta-bimbo" e "portare i bambini". Credo che in questi quattro anni la situazione sia decisamente migliorata, anche perché esistono post come questo (che cito in particolare perché è l'ultimo che ho trovato, ce ne sono diversi così ben fatti), che in poche righe offrono una panoramica molto ampia della scelta che si offre ad una mamma oggi che voglia portare.

Allora, il sito migliore che ho trovato, che mi ha portata all'acquisto, è stato questo. Sarà che sono infondo una "ragazza di montagna", almeno nelle origini, ma da sempre ho preferito entrare in contatto con realtà magari più piccole, ma di cui è possibile conoscere la storia, dare un volto alle persone che ci lavorano, e da cui sto per comprare qualcosa di così importante per me e i bambini. Sul sito di Jacqueline Jimmink ho trovato la storia di una donna, della sua famiglia, e del suo essere mamma. Le fasce che vende sono oggetti che lei stessa possiede, che usa con le sue bambine. A me questo attira, e convince.
Però ero impaziente: i tempi di spedizione mi sembravano troppo lunghi. Così ho mandato in spedizione quel sant'uomo di mio marito, che ogni giorno macina decine di chilometri per raggiungere l'ufficio, presso l'unico negozio che "nella nostra zona", diciamo così, vendeva le fasce citate nel sito, e in particolare il modello che avevo scelto io, la Tricot Slen.
Il negozio in questione, Daelli Arte e Gioco, è un vero e proprio gioiello, che ho visitato soltanto l'anno scorso di persona (e ne ringraziano le nostre già scarse finanze!) e dove sarei capace di acquistare credo praticamente ogni articolo. Il titolare è una persona davvero gentile, che per telefono mi ha rassicurata della presenza della fascia che desideravo, indugiando sulla descrizione dei colori disponibili, e appena il padre dei miei figli è arrivato alla meta, aveva già pronto l'articolo che avevo scelto. Una bellissima fascia elastica in colore jeans blu, corredata di simpatico libretto di istruzioni (e vogliamo spezzare una lancia sul fatto che, finalmente, le "modelle" che mostrano le varie posizioni e legature sono proprio mamme, mamme come me che hanno qualche rotolino di troppo, e non le modelle che si vendono spesso sulle foto del web, magrissime, bellissime e ben truccate? Ecco, a questo punto ci fa piacere anche che l'unico papà fotografato abbia probabilmente poco più di vent'anni, e nessun rotolino di troppo, in effetti!).
Diciamo la verità vera: appena l'ho avuta in mano ho pensato: "mammamia, quanti soldi ho buttato?!?". Metri e metri di stoffa, che non sapevo da che parte prendere e come tenere in mano, figurarsi come metterci la figlia dentro! Siccome non volevo spaventare quel sant'uomo di mio marito, anche solo per la spesa e il viaggio extra che si era fatto, ho dichiarato:"prima mi studio per bene le istruzioni. E poi La Polpetta dorme, mica la sveglierò per fare le prove!".
Ho atteso la solitudine del mattino, giusto per non fare brutte figure davanti a nessuno, e pian pianino ho iniziato ad indossare la fascia (io che sono negata anche a sistemarmi una sciarpa, e non ho mai imparato a fare il nodo alle cravatte...), prima vuota, e poi, con calma, ci ho infilato La Polpetta.
Il primo stupore è stato che, cavolo, ci riuscivo! Trova il centro, gira di qua, svolta di là, lega sopra, riporta sotto, in breve tempo ero "imbragata", e poco ci voleva poi ad infilare dentro La Polpetta, che fin dal primo istante è stata felice e tranquilla, tutta spalmata  sulla sua mamma.
Ero tutta orgogliosa di me, avevo superato la prova (rendendo utile la spesa e il viaggio). E poi, sorprendentemente, non solo avevo le braccia libere, e comodamente potevo rifare i letti, cucinare, pulire i bagni, ma mi sentivo davvero bene! Portare la mia bambina in fascia, durante la giornata, in casa, così come andando a prendere i grandi a scuola, mi piaceva proprio. Oltre a non fare nessuna fatica, anche portando per diverse ore (sì, vabbè, La Polpetta è sempre stata un peso piuma, ma pian pianino è cresciuta anche lei), a me tenerla addosso faceva sentire bene, e anche se era una bimba tranquilla, che se la dormiva per ore anche nella carrozzina (ma nessuna invidia, non tutti sono stati così!), io me la cullavo volentieri, senza per questo trascurare tutto il resto. Perciò, la lezione numero due è stata: portare non è semplicemente più pratico, portare è un piacere.
La nostra posizione preferita, all'inizio, è stata la "culla". Lei si infagottava tutta serena dentro il nido di stoffa, tanto che a volte, chi non mi vedeva da tanto tempo, incontrandomi all'aperto, con il giaccone, mi chiedeva ancora "quando nasce?". "Due mesi fa!!"
Poi siamo passati alla "ranocchietta", sempre "fronte mamma", rarissimamente l'ho portata rivolta verso l'esterno. Non sono diventata una esperta in legature, se ci penso ne ho fatte sempre e solo due (con una indossavo prima la fascia, poi infilavo il bimbo; con l'altra indossavo la fascia intorno alla bambina). In realtà non ne conoscevo altre, ma non ho nemmeno sentito il bisogno di cercarle, stavo benissimo così.
Unico neo... la quantità di stoffa da arrotolare intorno al corpo! Cioè, niente affatto fastidiosa, sotto i venti gradi, ma insopportabile dopo. Per tutta l'estate la fascia è stata ripiegata, con l'unica pausa della vacanza in montagna, dove l'abbiamo sfruttata alla grande (anche il papà, che nel frattempo si era incuriosito non poco). Però, questa storia di non poter portare con il caldo, non mi andava giù.
Mi sono ributtata nella rete e...
TO BE CONTINUED

3 commenti:

  1. Anche per noi la prima fascia è stata la Tricot Slen con la quale mi sono trovata benissimo, quando sono piccoli ci stanno veramente bene, anche se nè Alice, nè Elena hanno mai gradito la posizione a culla: siamo partite subito con quella a ranocchio!

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    1. I miei secondo me in posizione culla ci verrebbero ancora adesso. Tutti e cinque...

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  2. Che suspance... corro a leggere la continuazione!
    ciao

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