venerdì 18 maggio 2012

Metodo Montessori, nel quotidiano

017
Come ho già raccontato, questa estate mi sono dedicata alla lettura di questo libro di Maria Montessori (La scoperta del bambino), e avendo apprezzato tantissimo quello che ho letto, come è nel mio temperamento ho subito cercato di “mettere in pratica”.
Sarà che gli studi filosofici che ho fatto (ebbene sì, sono una filosofa “perduta”…) mi portano sempre a temere di rimanere troppo con la testa “per aria”, sento sempre il bisogno di ancorare quello che scopro, e imparo, a qualcosa di tangibile (come nell’armadio del desiderio). Perciò, entrata in contatto con la pedagogia di Maria Montessori, la prima reazione è stata quella di modificare l’ambiente (soprattutto la cameretta delle più piccole) in cui viviamo, e di fornirmi dei “materiali” che erano indicati nel testo.
Cioè, pur mossa da un desiderio giustissimo (le idee che restano chiuse nel cervello di chi le pensa servono proprio a pochino…), mi ero fermata a guardare il dito della “Signora”, senza badare alla luna che stava indicando. Non che ci fosse del male nel materiale che ho prodotto (comprato proprio nulla…), mi sono anche parecchio divertita nel realizzarlo, e anche rilassata (come spesso mi accade con il lavoro manuale, soprattutto quando ho dei risultati almeno decenti!). Però non era quello l’aspetto più interessante della scoperta.
Per fortuna poi ho letto un post dell’intramontabile Lapappadolce, che mi ha illuminata. Sono bastate le prime righe (poi anche lei si sofferma molto sui materiali), in cui viene suggerita, come metodo migliore per iniziare, una bella passeggiata.
Avevo letto questo post lo scorso autunno, ed ero uscita subito a fare un giretto sola con La Streghetta, lasciandola proprio libera di andare dove voleva (ovviamente non in mezzo al traffico, ma per fortuna abitiamo in un piccolo paese), e mi ero stupita tantissimo, per esempio, nel vederla giocare con le pozzanghere (mi ero premunita, con stivaletto da pioggia e mantellina…). Perché non si limitava a saltarci dentro, ma diceva: “uno, due, tre: tuffo!”. E non aveva due anni… Non mi ero proprio resa conto di quanto avesse imparato guardando i suoi fratelli.
Poi, col tempo, mi sono dimenticata anche di questa esperienza: la nuova gravidanza, i tempi un pochino frenetici della fine dell’anno scolastico, la stanchezza… Ho mollato sia i materiali che le passeggiate “montessoriane”.
Stamattina, però, mi trovavo a casa con La Polpetta e La Streghetta, e avevo diverse cose da fare in casa (la sto trascurando un bel po’, poveretta, anche perché lei – la casa – non si lamenta!!), perciò, invece di togliere io il pigiama alle bimbe, per vestirle (come faccio sempre al mattino quando ho un po’ fretta), mi sono ricordata che al sabato e alla domenica La Polpetta si veste sempre da sola. Ho pensato che anche oggi poteva essere una bella occasione. Così ho portato le bimbe in cameretta, ho dato loro i vestiti, chiedendo di togliersi da sole il pigiama, e di mettersi pantaloni e maglietta. Poi mi sono armata di secchio e spazzolone, e ho iniziato a lavare i pavimenti.
Non avevo fretta, anzi, sono proprio andata in un’altra stanza e le ho lasciate “lavorare”. Dopo un po’ (me lo aspettavo), La Streghetta è arrivata, tutta impigliata nella maglia del pigiama: “non ci riecco!”. Però i pantaloni li aveva cambiati da sola! La Streghetta era tutta orgogliosa di essersi vestita da sé, allora non le ho detto subito subito che la maglietta era al contrario…
Però, ho pensato, anche lasciarle libere di provarci, di fare quei piccoli gesti quotidiani (già ci alleniamo ogni giorno a lavare le mani e i denti senza fare la doccia completa…), con i loro tempi e con i risultati che poco a poco riescono a raggiungere, è proprio una bellezza!!
E il loro gioire “ci sono riuscita, mamma, ce l’ho fatta!” (ma anche l’esserci sempre, quando hanno ancora bisogno di aiuto): è proprio una soddisfazione grande!
Perciò, mi sono detta, prima di tutti i “metodi” c’è proprio la realtà, la realtà delle mie bimbe, guardate come “persone” e non come parte dell’organizzazione delle mie giornate. Un po’ per volta, senza fretta, senza stare troppo a giudicare nemmeno me stessa…

8 commenti:

  1. Mi viene da ridere perchè l'altro giorno sono riuscita a girare un'ora prima di rendermi conto che avevo infilato la mia giacca al contrario....altro che lamentarmi con i figli...sbagliare è umano e sbagliando si impara...questo per dire che..condivido in pieno tutto quello che hai scritto e soprattutto le conclusioni!!!

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    1. Non dirmelo! Anche io giovedì sono arrivata a scuola con la giacca al contrario, e ho cercato di voltarla in auto, quando mi sono accorta degli sguardi interrogativi di un passante, che mi vedeva fare le mie contorsioni lì, nel parcheggio... Che imbarazzo!!

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  2. Brava Cri sante parole!
    Da maestra di scuola dell'infanzia confermo che alla base di qualsiasi progettazione ci sta l'osservazione del bambino. Tanto che i primi mesi di scuola, soprattutto con i nuovi arrivati di solito "non si da nulla" se non osservare per conoscere, poi riflettere prima di agire e proporre qualsiasi attività.
    Anche a casa effettivamente bisognerebbe avere la capacità di fermarsi, anche solo per ammirare i meravigliosi prodigi che i nostri bambini compiono tutti giorni e a cui noi non facciamo caso. Comunque anche io in questi giorni pensavo che devo proprio cambiare o almeno sistemare i giochi di Chiara, abbiamo ancora in giro la cesta dei tesori, ma a 15 mesi divita c'è anche bel altro che ci interessa!
    Si accettano anche suggerimenti!
    Laura

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    1. Io invece comincio a pensare alla mia prossima cesta dei tesori (anche se è presto...).

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  3. "Perciò, mi sono detta, prima di tutti i “metodi” c’è proprio la realtà, la realtà delle mie bimbe, guardate come “persone” e non come parte dell’organizzazione delle mie giornate. "

    Anche solo questa frase vale il tuo blog!

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  4. Mentre gli altri bambini arrivano all'asilo un po' trascinati ma assolutamente griffati, mia figlia di quattro anni balzella e canterella vestita di tutto punto, come decide lei: vestitone principessa -che lei ha salvato dalla mia scatola riciclo stoffe- velluto marrone righe d'oro (mamma mia...); maglietta rosa che fuoriesce con strane angolazioni dal vestito; sprezzanti calzamaglie rossofuoco e scarpette di sughero di bambi! Coi suoi rovesci e meravigliosi accostamenti lei è allegra e fiera, ed io canterello con lei, un po'sprezzante anch'io! Certe apparenti baggianate diventano riti piacevoli e significativi quando si vive insieme! Grazie Cristina!

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    1. Davvero, anche io mi diverto a volte a vedere cosa riescono a mettere insieme! Anche se durante la settimana, poverina, La Polpetta la vesto che praticamente non si è ancora svegliata (esce di casa intorno alle 7:30...). Ma nel suo asilo (e io dico "per fortuna") si mette il grembiule ogni giorno, per cui le differenze si appianano velocemente...
      Ogni tanto, però, dobbiamo litigare per le scarpe: lei metterebbe sempre ballerine d'argento, da principessa. Io invece, almeno quando piove, preferirei le scarpe da ginnastica...

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