sabato 29 settembre 2012

Lo scontro del desiderio

Foto Titolo BlogIn questi giorni, in cui fatico a trovare le energie necessarie per raggiungere il minimo sindacale di sopravvivenza per me e per la famiglia (far da mangiare, dare un vago senso al caos che ci circonda, andare a prendere i figli a scuola), mi  capita di perdermi davanti al computer (comodamente seduta sul mio divano) e partecipare ad un certo numero di “conversazioni” virtuali, sui più disparati argomenti (quando ovviamente non sono al telefono con le amiche). Già il post sulla verità è stato un esempio dell’esito di una di queste conversazioni.
Penso che continuerò così, per i prossimi tempi, riservandomi qualche (piccolo) sprazzo di attività per terminare i preparativi per la nascita. Almeno finché quel sant’uomo di mio marito, che insieme ai figli tenta di mantenermi ancorata alla realtà, decreterà che ho esagerato, a quel punto cercherò qualche altra attività di svago non troppo impegnativa (anche se spero vivamente di partorire prima di partire del tutto per la tangente…).
Tutto ciò per introdurre il tema di questo post, che per l’appunto mi è stato ispirato da una discussione sui cosiddetti “terrible two”: quell’epoca, intorno allo scoccare del secondo anno di età, in cui  pare che molti bimbi si trasformino in piccoli tiranni, pieni di capricci, e, soprattutto, di “no”.
Già la definizione è un pochino fuorviante: in realtà arriva un momento, dopo che i bambini hanno iniziato a camminare con sicurezza, comprendono sempre meglio il nostro linguaggio e sanno muoversi con più agilità nel mondo che li circonda, in cui iniziano a scoprire che “possono decidere”. Se un neonato, e un bimbetto che ancora non cammina o si muove a fatica, è abituato ad essere “portato” dal genitore (non che tutto vada bene, per carità, si fanno capire benissimo quando non gradiscono la situazione, ma essenzialmente continuano a dipendere da noi in tutto), un bimbetto che inizia a muoversi da sé sperimenta per la prima volta un grandissimo potere!! Può decidere dove andare, cosa toccare, e può farlo da solo, anche se il genitore non lo asseconda.
Se iniziamo a guardare il nostro bambino “nuovo” così, piuttosto che come qualcuno che passa il tempo a contraddirci, possiamo iniziare già nel nostro sguardo ad essergli di aiuto, senza alimentare il conflitto, ma mostrandoci alleati nel loro faticoso cammino. In fondo sta accadendo qualcosa di buono, da cui non dobbiamo difenderci, né noi, né lui!!
Il bambino infatti è tutto proiettato nella scoperta del mondo, e gli stimoli sono moltissimi, le possibilità potenzialmente infinite. Non c’è da stupirsi che spesso questo grande “potere” li getti a volte nel panico, e questo è il motivo di tante “scenate” che così spesso ci preoccupano. Non ce l’hanno con noi, e nemmeno sono così interessanti alla cosa per cui si stanno sbattendo per terra urlando: sono piuttosto incapaci di gestire la voglia che provano per un certo oggetto (o una certa azione), da una parte, la frustrazione del nostro rifiuto (o del rifiuto delle circostanze), dall’altra, e la consapevolezza che hanno, infine, della possibilità di opporsi, di continuare ad affermare la propria voglia.
Capita che questi atteggiamenti ci disorientino molto. Io penso che il nostro compito, in questi casi, sia assolutamente quello di mantenere la calma: non sta succedendo nulla di drammatico. Anche se è brutto trovarsi con un esserino urlante (e a volte scalciante), soprattutto se siamo in mezzo a molte persone, noi sappiamo cosa sta succedendo, e possiamo aiutare il nostro bambino a superare la “crisi”.
In questo senso noi genitori siamo come uno specchio, in cui il bambino si può guardare e riconoscere: lui da solo non sa dare il nome alle cose (proprio nello stesso periodo della vita sta imparando a dare un nome a tutto quello che lo circonda, ed è una grande soddisfazione), e nemmeno sa “leggere” se stesso.
Secondo me qui si apre un grande bivio nell’educazione di un figlio: la scelta tra crescere un bambino autonomo o un bambino responsabile. Leggo molti consigli, su questa delicata fase, che stimolano i genitori a farsi un pochino da parte, assecondando i loro bambini nel loro movimento di esplorazione del mondo. Dovremmo essere sempre disponibili, attendere i loro tempi, aiutarli a scegliere come comportarsi, suggerendo il modo adeguato, ma lasciando il timone in mano a loro.
 
Mi rendo conto che si tratta di una “reazione” ad un modo di guardare i bambini che non tenga conto dei loro desideri, per cui quando sono “molesti”, uno scapaccione, e via. Non è che conosca molti genitori fare così (purtroppo sono molti di più quelli che alla fine arrivano a “darle tutte vinte”, come spaventati dalla forza di opposizione del bambino – e questa forse è la reazione peggiore, perché quando un bambino inizia a pensare che davvero può fare tutto quel che vuole, non trovando in sé la reale capacità di farlo, entra in panico. Se invece di un triciclo gli mettiamo in mano una Ferrari, come minimo si schianta contro un muro!!!). Io ne vedo però un grande pericolo: un figlio autonomo è un figlio che è “norma a se stesso” (autonomia significa questo), cioè che, tendenzialmente, decide da sé cosa è bene e cosa è male, e in base a questa decisione, agisce. Perciò scatta poi quel grande equivoco che è un certo modo di intendere il dialogo, come se si trattasse di convincere il bambino delle nostre ragioni. Io non ho niente di cui “convincere” i miei figli: c’è una realtà, su cui io ho un giudizio, e a cui chiedo loro di aderire (nelle modalità adeguate all’età di ciascuno).
 
Perciò ho sempre cercato di guardare i miei figli in un altro modo: desidero crescere dei bambini (e, spero, degli adulti), responsabili: persone consapevoli (per quello che la loro età permette) di essere sempre di fronte a qualcuno. Un bambino responsabile è un bambino che sa che in quello che fa sta rispondendo: risponde agli stimoli della realtà, risponde alla mamma e al papà, risponde ai suoi fratelli (se li ha), alle maestre, agli amichetti… Non è un’isola in mezzo al tutto, ma fa parte di una serie di relazioni.
 
Ovviamente non si tratta di qualcosa di “automatico”, non si può pretendere che un bimbo di due anni sia adeguato a quel che lo circonda (la scenata in mezzo al supermercato per quel succo di frutta colorato e pieno di zuccheri ci sta benissimo, è la nostra reazione alla cosa che cambia tutto!!): i genitori, chi si occupa di lui e lo educa, credo che abbiano il compito di non perdere la bussola, per primi, e di indicare una direzione. Perciò, aver sempre presente il suo desiderio, che non è mai della cosa particolare che sta accadendo, quella è la voglia del momento. Il desiderio che c’è in gioco è molto più grande: un desiderio di crescere, di fare da sé, per quel che è possibile, di scegliere, di muoversi, di imparare a decifrare la realtà e di trarne soddisfazione! Nostro compito è quello di decifrare questo desiderio, nella sua declinazione quotidiana e contemporaneamente dirigerlo verso il bene (evidentemente questo implica che noi abbiamo un giudizio chiaro sulla realtà, da trasmettere ai nostri figli. Spesso è questo il compito più arduo, che riguarda anzitutto una cura di sé, prima che del bambino…).
 
Per cui ci sono momenti in cui si può anche cedere al succo di frutta (insomma, anche noi ci “permettiamo” delle trasgressioni ai nostri ideali di comportamento, o no?), e momenti in cui un “no” deciso e anche un intervento “rigido” (che può essere proprio impedirgli fisicamente di compiere certi gesti, “contenerlo” durante i pianti isterici) sono necessari.
 
Quando un bambino ha due anni, infatti, sta imparando che può scegliere per sé, ma non ha assolutamente gli strumenti per scegliere la cosa giusta. E proprio in questo periodo può imparare che il genitore è lì per questo, per indicargli un bene, per introdurlo a quella realtà così piena di stimoli e cose interessanti, in cui da solo si sentirebbe perso. Allora un bambino, provando e provando più volte, mettendo alla prova in ogni modo la nostra pazienza, nel tempo impara che seguire quel che dicono la mamma e il papà è conveniente, perché anche se a volte i genitori sbagliano, a volte si vede frustrati i suoi impulsi, comunque i suoi genitori perseguono con certezza il bene per lui.
 
Arriverà un altro tempo, qualche anno più avanti, in cui tutte queste indicazioni verranno messe alla prova: nell’adolescenza accade proprio che il ragazzo riprenda in mano tutto quello che negli anni precedenti gli è stato proposto, mostrato, indicato dalla sua famiglia. Nel percorso del diventare uomo, potrà iniziare a dare un giudizio tutto suo, verificare quello che fino a quel punto ha vissuto, e trattenere quello che per lui ha un valore.
Ma queste scelte non si fanno a due anni…  A due anni la cosa che conta di più sono le braccia della mamma e del papà, in cui può rifugiarsi dopo aver tentato di attraversare la strada mentre stava per passare un tir con il rimorchio… Ci ha provato, perché poteva, ma per fortuna c’erano due braccia a trattenerlo. E ora piange e si dimena, un po’ perché gli scoccia di essere stato trattenuto, un po’ perché è terrorizzato da quello che poteva accadere, un po’ perché sa che può farlo, che nonostante sia il duecentesimo errore di quel giorno, la mamma e il papà sono lì per lui…
 
Dopo di che entra in gioco il carattere di ciascun bambino: della Sartina ricordo forse due o tre episodi (e anche legati ad un periodo particolarmente difficile per la nostra famiglia), ma in generale un idillio che è durato più o meno fino a qualche giorno fa (l’inizio delle scuole medie sta coincidendo proprio con l’inizio di uno sguardo “critico” anche nei miei confronti, come è giusto che sia!). La Streghetta, come si può intuire, mi pare che già in sala parto mi abbia guardata dritta negli occhi (mettendomi quasi in imbarazzo), con una espressione del tipo: “sappi che qui quella che comanda sono io”.
 
Qui entra in gioco anche la nostra capacità di ironia, di distaccarci un attimo dalla dimensione “bambinesca”:  una bella mattinata con le mie amiche (con tanto di tisane e muffin) mi permette spesso di riprendere uno sguardo più ampio sulle cose e dare la giusta dimensione al tutto.
Per la cronaca: dal venerdì ci siamo spostate al lunedì, e non è affatto male iniziare subito la settimana con una così bella compagnia!!!

15 commenti:

  1. Grazie della dissertazione sull'argomento che mi riguarda così da vicino!
    Non sono certa perché ho letto un po' velocemente, ma forse ci sono degli errori di battitura??

    buona giornata
    ciao

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    1. Ho riletto e corretto qualche refuso... e bacchettato il mio "correttore di bozze"!. Abbiate un po' di pazienza, considerate che inizio oggi il 54esimo mese di gravidanza!!

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  2. sono contentissima che tu abbia scritto ciò!! Io ho scoperto l'esistenza dei terribili two con la mia terza, e non perchè lei sia "terribile", ma perchè altri mi hanno reso nota l'esistenza di tale età!!
    E quando mi è capitato di parlare di questi terribili mi sembrava di essere tra quelle i cui figli non fanno capricci (magari!!),perchè restavo sempre stupita alle reazioni stupite dei genitori mentre io prendevo la cosa con normalità: sono bambini, non adulti che sanno ciò che è giusto o sbagliato.
    E, se mi permetti, siccome la tua esposizione è stata chiarissima ed esprime esattamente quello che penso sull'educazione e sull'accompagnare i figli nella crescita, la userò quando mi capiterà di parlare di nuovo di questi famigerati "terribili" (considerando che qundo mi trovo a dover spiegare qualcosa sui due piedi riesco a essere paurosamente confusionaria....)

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  3. scusa nella fretta ( e interrotta dagli affamati) non ti ho nemmeno salutata
    Ciao
    Sara

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  4. Io ci sono passata con la mia bimba ed ero abbastanza frustrata, nel senso che ignorando il fatto che i bimbi verso i due anni affrontano questa fase, ed essendo all'epoca una madre lavoratrice e quindi mamma frustrata dal poco tempo che riuscivo a dedicare a mia figlia, riflettevo questi suoi comportamenti come una mia mancanza, una scarsa presenza della madre. Poi la direttrice dell'asilo, alla quale spesso rivolgevo le mie domanda mi ha spiegato, che la maggior parte dei bimbi attraversano questa fase e mi sono rasserenata. La battaglia è stata comunque dura e ho pregato intensamente che la fase finisse presto, ma più o meno ne siamo usciti. Diciamo che anche mia figlia resta una bella crapona, ti affronta di petto senza mai abbassare gli occhi e di certo non ha preso da me, visto che alla sua età avevo paura anche della mia ombra. Comunque importante che le mamme e i papà sappiano dell'esistenza di questa fase, almeno possono vaccinarsi contro i sensi di colpa!

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    1. Il senso di colpa non è mai un buon alleato in nulla, soprattutto per un genitore!!!

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  5. Cara Cristina, mi è piaciuta molto la differenza che fai tra autonomia e responsabilità nel bambino, rispecchia molto anche la mia esperienza con mia figlia. Quando mi sono affacciata al periodo dei "terrible two" conoscevo e seguivo tutte queste teorie dell'educazione che dovevano favorire l'autonomia del bambino: non dire mai no, assecondare il bambino, spiegare le ragioni dell'eventuale divieto, il quale deve essere fatto solo in caso di pericolo per il bambino ecc. La dura realtà nello scontro con mia figlia molto volitiva mi ha fatto capire che queste teorie non
    erano buone ne per me, ne per lei, in quanto lei non aveva gli strumenti per fare delle scelte ragionevoli (e quindi sostenere "dialoghi" ragionevoli con me), ma io avevo la responsabilità di guidarla e prottegerla.
    L'aiuto l'ho trovato nei blog di mamme come te, che raccontando la loro esperienza e parlando di educazione mi hanno insegnato due principi fondamentali: 1. Conoscere e rispettare sempre le caratteristiche di sviluppo specifiche all'età del bambino (quindi avere le giuste aspettative e richieste nei suoi confronti); 2. Non cercare mai affermazione da parte del bambino, ma agire per il suo bene.
    E poi l'altra cosa importante per me è stata quella di capire che bisogna evitare di mettersi nella situazione "lotta di potere" con il proprio bimbo. Per me che sono collerica e perdo la pazienza abbastanza in fretta, questo è stato un consiglio d'oro.

    "Allora un bambino, provando e provando più volte, mettendo alla prova in ogni modo la nostra pazienza, nel tempo impara che seguire quel che dicono la mamma e il papà è conveniente, perché anche se a volte i genitori sbagliano, a volte si vede frustrati i suoi impulsi, comunque i suoi genitori perseguono con certezza il bene per lui."
    Sono d'accordissimo con quello che dici e l'ho ritrovato nell'esperienza con mia figlia. Sono convinta più che mai che in questo periodo lei ha avuto bisogno non tanto di autonomia, quanto di rapporto col genitore, di possibilità di verificare i limiti della sua libertà accanto a noi, nell'ambiente sicuro della famiglia.
    Adesso sono curiosa come andrà col secondo, che sta entrando nella fase di movimento:)

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    1. Grazie Corina, mi piace proprio "non autonomia, ma rapporto col genitore". Secondo me è proprio fondamentale!

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  6. Capita a fagiolo questo post: la mia ha 14 mesi, ma l'arrivo del fratello l'ha giustamente destabilizzata e di crisi isteriche con pianti e rotolamenti sul pavimento sono all'ordine del giorno :( io semplicemente aspetto, aspetto che finisca, che si calmi, che abbia un attimo di tregua, ma alle volte ha crisi così forti che poi si addormenta stremata. E alla fine sono stremata anche io, solo per dover assistere a tutta questa rabbia, questo dolore, queste frustrazioni che non so e non sa arginare.
    Lasciar correre? Arginare? Piegarsi? Far finta di niente? In tutti questi "metodi" (passami il termine) trovo il pro, ma anche tantissimi contro. E in qualsiasi modo non mi sento di aver fatto la cosa giusta per lei e per me.
    In questi giorni mi rendo conto che avere dei figli è un dono bellissimo, ma saperli gestire, crescere, educare in modo giusto e corretto è un lavoro non da poco.

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    1. Effettivamente 14 mesi sono proprio pochini e l'arrivo di un fratellino destabilizza di sicuro. Ci sono pochi "strumenti" per dialogare...
      Se ti può consolare anche il mio secondo ha reagito così ala nascita del fratello (e aveva 20 mesi, ma non parlava quasi...). Io mi ricordo che allattavo seduta sul letto, con L'Ingengere che piangeva e si rotolava per terra disperato, mi sembrava di morire. Però è durato pochissimo. Quando ha visto che non mi scomponevo (non davanti a lui, certi pianti mi sono fatta!!), che nonostante quell'esserino perennemente attaccato al seno io c'ero ancora anche per lui, pian piano si è ripreso. Quando potevo, mi piegavo, quando non ce la facevo, aspettavo che passasse... Non è per niente facile, ma alla fine, passa!!
      Coraggio! Fatti coccolare un po' dal padre dei tuoi figli, che in questo momento ha proprio il compito di occuparsi di te, mentre ti occupi dei vostri cuccioli...

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    2. Sì, immagino che piano piano ritornerà tutto alla normalità, ma adesso mi sembra così lontano. Per fortuna il Navigante in questi giorni è in ferie, ma da lunedì prossimo ritorna a lavoro e la cosa mi spaventa non poco. Tutto il giorno sola con due cuccioli così piccoli che si aspettano giustamente tutte le mille attenzioni di questo mondo da me...ora come ora non mi sento per niente in grado...
      Grazie per le chiacchiere, leggere le tue esperienze è sempre utile :)

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  7. Ciao donna alla 54esima settimana di gravidanza!

    Grazie per le tue riflessioni dell'ultimo mese: mi hai tenuta compagnia e fatta pensare, come sempre.

    Questo poi è il tuo post migliore, a mio parere: forse perchè hai toccato le mie corde più profonde, forse perchè mi ritrovo in questi pensieri che molti considerano controcorrente, tant'è.

    Buona giornata

    Grazia

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  8. Ciao carissima Cristina ho già provato a scriverti ma devo aver fatto qualche pasticcio... Non sono un fulmin di guerra nell'informatica.. Volevo proprio dirti peró che mi sento molto 'a casa' quando leggo lle tue vicende: anch'io porto a spasso una pancia di sette mesi della mia sesta gravidanza e vado molto fiera a spasso con la mia truppa tra i... Ma tutti suoi??Poiché ultimamente peró la stanchezza stava prevalendo, incontrare la tua esperienza, sabbene virtualmente, mi ha fatto bene.. Tutto arriva sempre al momento giusto e tutto serve a fare un passettino, fosse anche lo svegliarsi dal torpore..

    Grazie Nadia

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  9. Ecco con questo post, hai messo in fila il sunto di discorsi e discorsi fatti tante volte con mia sorella o con amiche varie...
    la penso esattamente come te ..... è una cosa che ho sempre intuito e poi ho delineato chiaramente dentro di me quando mi sono trovata davanti la mia prima figlia che cominciava appunto a "esplorare-testare" la realtà intorno a lei ... genitori compresi...
    Ciao
    Daniela

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