giovedì 31 ottobre 2013

Intermezzo (forse è meglio che al mattino mi beva un caffè!)

20131201_081752Qualche tempo fa siamo andati a trovare la nonna (materna), penso fosse agosto, e abbiamo affrontato, io e il sant’uomo, lo sgombero di un garage che custodiva ancora cose mie. La presenza del sant’uomo è stata necessaria affinché io non decidessi di portare a casa assolutamente tutto quello che trovavo. Insomma, alla fine ce la siamo cavata con una vecchia macchina da cucire, di quelle a pedale, un grande baule verde, di quelli in cui le nonne tenevano il corredo, e qualche scatolone.

Solo…

Nel mese successivo, con molta calma, il contenuto degli scatoloni è stato ispezionato da me e dai figli, entusiasti di scoprire qualcosa della mamma ragazzina, o anche bambina. Qualche vecchio portafogli ha trovato un nuovo padrone, si è scherzato sulle fotografie di classe (quella della quinta ginnasio l’ho nascosta, avevo degli occhiali fotocromatici orribili, di quelli con le lenti sempre un po’ marroncine!!!), qualche oggetto è stato buttato.

mercoledì 30 ottobre 2013

Sorprese (perché certi titoli vanno guadagnati)

 

20131130_083307_Richtone(HDR)Oppure (titolo alternativo): quando si dice il sant’uomo. Non è che un marito arriva a meritarsi tale appellativo (mentre ancora in vita…) così, per niente!

Lunedì sera, mentre si stava già sparecchiando una tavola che voleva essere di festa, ma - devo essere sincera -  ci riusciva ben poco, quando già avevo deposto le speranze in un ripensamento dell’ultimo minuto, ecco che suona il citofono.

E i bambini capiscono al volo, e a me viene da piangere, un po’ per la gioia un po’ per la vergogna di aver dubitato.

lunedì 28 ottobre 2013

Eccolo qui il tuo bambino!

 

2013-10-28Era un anno fa (non proprio, non ancora perché erano le 23:15 di sera), comunque era un anno fa che l’ostetrica esclamò queste parole, e mi mise in braccio un esserino urlante (mamma mia che pianto, non ricordavo tanta potenza nei polmoni dei fratelli!). Per la prima volta, nonostante fosse il sesto parto, mio figlio mi è stato dato subito, ancora tutto nudo, con il cordone ancora attaccato.

Non mi ricordo il nome dell’ostetrica, non me li ricordo quasi mai i loro nomi, ma la devo ringraziare, perché quelle parole da un anno mi tornano alla mente ogni momento, al risveglio, durante un pianto, sostenendo i primi passi: “eccolo qui il mio bambino!”.

venerdì 18 ottobre 2013

Attenzione: solo per poche

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Il titolo parla chiaro: questo è un post pericoloso. Le informazioni contenute possono generare dipendenza. E soprattutto nuocciono gravemente al portafogli.
D’altra parte, è anche un post decisamente pieno di allegria, di colore. E di legami.
Nella foto qui di fianco (lo so, lo so, appena divento famosa trovo qualcuno che faccia le foto per me) occhieggiano tante stoffe colorate.
Sono le mie (le nostre) fasce. Sono, potrei dire, gli “strumenti” che sto usando al momento per portare L’Elfo (come già avevo portato La Polpetta e La Streghetta, con altri supporti, come ho raccontato altrove).
Ma chiamarli “strumenti” o “supporti” è estremamente limitativo. Da quando sono entrata in questo mondo, in particolare nel mondo della fascia lunga “rigida”, e dopo la mitica gita a Milano per il corso, dove ho davvero imparato (con le mani di Sarah che guidavano le mie) a lavorare la stoffa, a sfogliare, tirare i lembi, “sentire” il tessuto, ho capito di avere incontrato qualcosa di davvero interessante per me.

Viva la mamma!


Foto Titolo BlogHo avuto una prima figlia, sono stata in ospedale tre giorni, e non credo di essere stata in grado di presentarmi “in pubblico” senza occhiaie, capelli spettinati e magliette grondanti latte e rigurgiti per molti e molti giorni.
Ho partorito la seconda volta. Era domenica. Mercoledì sera ero a casa della mia amica Petra, ad arrotolare i numeri per la tombola della festa di Santa Lucia. Il povero Ingegnere era a casa con il padre (a pochi metri, eravamo vicine di casa allora io e Petra). Sarò stata fuori al massimo due ore. Dopo qualche giorno ero all’incontro catechisti, e ricordo ancora quando il nostro parroco rispose al telefono e, allontanando la cornetta dall’orecchio mentre un acuto strillo di bimbo riempiva la stanza mi disse: “è per te”. Io avevo il cellulare scarico…

giovedì 17 ottobre 2013

Fuori dal giro

Foto Titolo Blog

Come si saluta un amico, dopo tanto tempo che non lo si incontra? Soprattutto quando in fondo in fondo c’è quello strano imbarazzo, di quando si vorrebbe dire “ti ho pensato, ti avevo in mente, ma sai: la casa… i bambini… il piccolino che non dorme…”

In fondo sarebbe stato facile alzare il telefono e dirsi “ciao”, ma nessuno dei due l’ha fatto…

Ecco, un po’ mi sento così, a riprendere a scrivere su queste pagine. Ma solo un po’, perché questo vecchio amico blog nei mesi ha assunto sempre più volto, e corpo. Ci sono persone, una o due in particolare, che ho conosciuto proprio qui, e che adesso sono compagnia carissima. Davvero, proprio ieri bevevo un caffè (a dire il vero una tisana) con mamma Jessica e ci siamo scoperte a dirci “ma è così poco che ci conosciamo!”, eppure sembra da sempre.

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