venerdì 18 ottobre 2013

Attenzione: solo per poche

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Il titolo parla chiaro: questo è un post pericoloso. Le informazioni contenute possono generare dipendenza. E soprattutto nuocciono gravemente al portafogli.
D’altra parte, è anche un post decisamente pieno di allegria, di colore. E di legami.
Nella foto qui di fianco (lo so, lo so, appena divento famosa trovo qualcuno che faccia le foto per me) occhieggiano tante stoffe colorate.
Sono le mie (le nostre) fasce. Sono, potrei dire, gli “strumenti” che sto usando al momento per portare L’Elfo (come già avevo portato La Polpetta e La Streghetta, con altri supporti, come ho raccontato altrove).
Ma chiamarli “strumenti” o “supporti” è estremamente limitativo. Da quando sono entrata in questo mondo, in particolare nel mondo della fascia lunga “rigida”, e dopo la mitica gita a Milano per il corso, dove ho davvero imparato (con le mani di Sarah che guidavano le mie) a lavorare la stoffa, a sfogliare, tirare i lembi, “sentire” il tessuto, ho capito di avere incontrato qualcosa di davvero interessante per me.

I mesi che sono seguiti sono stati mesi di ricerche, di acquisti, di sperimentazioni, di vendite. Perché la fascia non è un oggetto qualsiasi. Quel pezzo di stoffa, lungo tra i tre e i cinque metri (molto approssimativamente), è tutto tranne che a piece of stuff : un pezzo di roba.
Quel telo di cotone, (o di lino o di cotone misto lino, o misto seta, o misto canapa, o misto bamboo, o lana, o alpaca, o cashmere, o…) è proprio definito dal suo scopo: legare. La fascia in questo momento della mia vita, oltre a servirmi proprio per portare il mio bambino, è qualcosa che mi fa sentire bene.
Io che non ho mai dato particolare attenzione all'abbigliamento (dalla 44 in su non è più stato per me un gran piacere comprare abiti…), mi scopro a guardarmi nello specchio e a fotografarmi mentre porto L’Elfo, e trovo soddisfazione in quel colore, in quel disegno, in quel drappeggio…
20131017_114211Lavorando la stoffa perché contenga, abbracci e contemporaneamente non costringa troppo me e il mio ragazzo, con le mie mani la accarezzo, imparo a riconoscerne i movimenti, le reazioni in base al mio tirare… I diversi tessuti hanno diverse modalità per essere “maneggiati” e hanno una resa differente. La fascia, poi, va sempre bene: non c’è la taglia troppo stretta, basta cambiare legatura! Non è troppo lunga, basta fare “un giro” in più.
Poi, certo, c’è la legatura e la lunghezza giusta per le diverse occasioni, ma in questo caso non è il mio corpo che non va bene per una determinata fascia: è la stoffa che si piega e segue il nostro bisogno.
Così ho coinvolto anche il sant’uomo (suo malgrado) in questa avventura, perché non ho più desiderato scarpe, o maglioni, o borsette in regalo… Quando vuole farmi contenta, sa che cosa fare.
La cosa interessante è che una fascia non si deve comprare per forza nuova, non esistono solo in negozi (virtuali, ovviamente, un negozio fisico che abbia da toccare – e annusare – fasce di tutti i tipi al momento è una utopia, nonché un sogno ricorrente!). Le fasce si comprano e si vendono anche tra mamme. Ci sono gruppi (troppi!) su cui guardare, cercare, domandare… Ogni acquisto porta con sé un rapporto, anche perché la maggior parte delle fasce acquistano maneggiabilità e morbidezza proprio con l’uso, perciò acquistare una fascia “già amata” significa entrare un po’ in rapporto con chi l’ha usata prima di noi, sia una mamma inglese, o tedesca, oppure una che non vive troppo lontano, con cui si può organizzare addirittura uno scambio a mano.
Si tratta di oggetti preziosi, sia che si parli di ricercate e rare “handwoven” (tessute a mano), sia del modello standard di una delle ditte più note (che io qualche mese fa consideravo già il top del top).
Così, tra le altre cose, scambiando, prestando (succede anche questo), chiacchierando e chiedendo consigli, quel “pezzo di stoffa” crea legami anche tra le mamme.
E io sono ben felice, quando insieme all’Elfo guardo alla nostra collezione, di pensare: cosa indossiamo oggi? I soli, l’arcobaleno, i draghi? E intanto mi vengono in mente Glores, Rosie, Sabrina…

6 commenti:

  1. ho usato anche io la fascia con i miei due figli, ho preferito però quella lunga e morbida di mammamarsupio :-) che bei ricordi!

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  2. Wow!
    Ma quante fasce hai??
    io con la fascia lunga non sono ancora esperta, come vorrei saperne di più....!
    beh, devo solo mettermici!
    grazie!
    ciao
    PS: Hai visto che oggi anche io ho scritto della fascia lunga??
    hi hi hi

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  3. Ecco,s arà il peso mastodontico del Vitellino (a un anno è grande quanto un bambino di 18 mesi), ma io dopo un po' ho abbandonato tutto, anche il comodissimo meitai, che ormai sto usando solo in situazioni di forte stress, visto che è l'unico modo per calmarlo e nemmeno sempre.
    Me ne dispiace, chissà magari al prossimo figlio...per intanto sto facendo entrare nel giro mia sorella che ha da poco partorito il suo secondogenito ;)

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  4. lehai fatte tu alcune fasce? io ne avevo fatta una lunga di lino che ora mai è lisa.......

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  5. Ciao, guarda la girasol rainbow ce l'ho nel cuore. Ma avendo già mei tai, anelli e una lunga presa usata bbslen non me la sento proprio di spendere tanto.
    Ma al caro maritino ho detto che se mai avremmo un'altro figlio voglio quella come regalo :-D

    Seguendo te e il tuo blog, mi è nata la passione per il blog e il suo mondo e da poco tempo è nato il mio giovane blog passami a trovare se vuoi.

    Ciao Erica

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