giovedì 17 aprile 2014

Gradini



Eccoci, per la sesta volta, in quella che io definisco "l'età dei gradini". Succede sempre così, arriva un giorno, di solito durante una Santa Messa domenicale, in cui il piccolino di turno comincia a guardare quel gradino dell'altare laterale, che di solito occupiamo quasi per intero, come qualcosa di incredibilmente interessante. Qualcosa che lo attrae a sé, come una forza gravitazionale a cui è  impossibile resistere.

Un gradino.


Perché iniziare a rotolare, gattonare, camminare, prima goffamente, poi con sempre più sicurezza, sono conquiste enormi. Il bambino non è più semplicemente portato, può spostarsi, da solo. E andare dove vuole. Almeno entro certi limiti. 
Ecco, il gradino ad un certo punto appare, non più come un ostacolo - posso arrivare fino a qui, poi mi giro e torno indietro - ma come una sfida. Quel piedino, dopo quel primo sguardo, non potrà più resistere, e inizierà una serie di prove, e tentativi, per riuscire a vincere la sua prova: salire quel gradino. Da solo.

La strada, però, è lunga. 
Ricordo figli che hanno iniziato a sfidare il gradino prima ancora di saper camminare, quando si spostavano solo sorretti dalle nostre braccia. Non stavano ancora in piedi da soli, non senza il nostro appoggio, ma la sfida era già tutta lì: voglio salire quel gradino. Calpestarlo.
Ovviamente per poi scendere, subito, e ricominciare.
Altri se la prendono più con comodo, e il gradino diventa interessante dopo che molte altre strade sono state esplorate. Le gambette sono già più sicure, e basta una mano per accompagnare la vittoria

In questi giorni, tra l'altro, ho iniziato a domandarmi se la sfida è per il gradino, per le gambette, o per le nostre - non più giovani - schiene...

Mi piace l'età del gradino, perché è quella in cui di nuovo, per l'ennesima volta, cambiano tutti gli equilibri. Nonostante guardi sempre ad ogni distacco, con un po' di tremore e nostalgia (pensando sempre "è l'ultima volta..."), arriva quel momento in cui la gioia di vederli diventare grandi, l'entusiasmo nel condividere la loro soddisfazione e il sollievo - perché no - di vederli arrivare dove prima eravamo necessari noi, supera anche la malinconia.

Da un po' di tempo L'Elfo è entrato in questa fase, eppure io mi riesco ancora a stupire quando succede. Come ieri mattina, alla Messa Pasquale della scuola, L'Elfo non ha fatto altro che correre, da me al gradino, e ritorno. Prima ci si sedeva sopra, con quel classico camminare all'indietro e poi lasciarsi cadere, nella speranza che il gradino sia proprio lì, a sorreggere la seduta. E poi, come una scintilla, si è acceso lo sguardo, che apertamente dichiarava: "adesso ci salgo sopra". Prima ci si è arrampicato a gattoni, facendo "su e giù" qualche volta, poi, spinto da un altro impulso irresistibile, si è messo dritto in piedi davanti al gradino, e a sollevato la gambetta. 
Ovviamente sarebbe inesorabilmente crollato indietro, se non l'avessi recuperato al volo, e da lì abbiamo iniziato a fare sali e scendi, sali e scendi, sali e scendi... Il che, rispetto alle corse di prima da una navata all'altra della chiesa, mi sembrava anche una attività riposante. 
Ovviamente dopo un certo numero di "arrampicate" l'attenzione è stata attratta da un groviglio di fili elettrici nell'angolo... al che il mio scatto per recuperarlo prima che ci si tuffasse dentro mi ha stupito. Non male, per i miei quasi quarant'anni... 
Normalità, insomma. Normalità di un bimbo di quasi diciotto mesi (ma è proprio vero? Io non mi sono ancora rassegnata al fatto che abbia superato i sei...) che ormai anche in casa sparisce dalla mia vista per lunghissimi minuti, tornando a volte con in mano una delle spade del Cavaliere, a volte con un preziosissimo libro della Streghetta. E a volte non torna, ma si fa cercare, mentre è tutto intento ad allagare il bagno (uno dei suoi passatempi preferiti! Hai voglia a gridare "per favore chiudete le porte", c'è sempre chi si dimentica). 
Un ometto che quando dico "mettete le scarpe" mi porta le sue (qualche volta) e che si dispera perché no, non può mettere le ballerine della Polpetta, anche se sono così belle e luccicanti (ok, la passione per le calzature l'ho trasmessa con la mia parte di DNA!), e che quando riesce ad aprire la scatola dei biscotti, viene da me tutto trionfante con la sua preda in mano (e chi ce la fa a toglierglielo? anche se sono le 19:15 e la cena è quasi in tavola...). 

Questa è l'età del volto soddisfatto del "ce l'ho fatta", e anche della disperazione con cui a volte invece no, va male... e c'è una piccola ferita, a volte solo dell'orgoglio, che per fortuna posso ancora medicare semplicemente, con un bacino, e un abbraccio.

Chissà quanti gradini incontreremo, e incontreranno... quanti verranno superati con facilità, mentre altri avranno bisogno di sforzo e impegno. Ci saranno anche quei gradini indomabili, che resteranno, come sconfitte brucianti, occasioni per ricordarsi che c'è sempre qualcuno a cui chiedere aiuto. E arriveranno pure gradini che nemmeno noi, con le nostre braccia forti, potremo aiutare a superare.

Infondo, se ci penso bene, ci son gradini che sfidano anche le mamme e i papà, e arriverà persino un giorno, che adesso appare lontanissimo, in cui saremo noi ad allungare la mano, per cercare il loro sostegno, davanti al medesimo gradino. 

Probabilmente loro non ci penseranno, ma credo proprio che verrà in mente a me, quel giorno, quante volte, in tutti questi anni, è stata la mia di mano ad allungarsi verso la loro, in quel gesto così quotidiano e naturale: "Stai tranquillo, ci sono io. Insieme a me, ce la fai!". 

6 commenti:

  1. Che belle immagini, tutte, dalla prima all'ultima. anche se poi a viverla...
    Il Vitellino ora ha imparato a scenderli, i gradini, di culo guardando in faccia al pericolo...mi fa perdere sempre 10 anni di vita, ormai sono prossima ai 150 con tutte quelle che mi combina...

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    1. Se penso a tutti gli spaventi che prendo... Dovrei essere già da tempo sotto terra! L'Elfo si arrampica ovunque, sale e scende da sedie, divani, letti... tutto quello che trova.
      Mi conforta il fatto che ormai i fratelli si spaventano quanto me, e accorrono al primo accenno di pericolo.
      Povero il suo angelo custode, altro che straordinari!!!

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  2. io l'età del gradino la identifico con punti di sutura....
    i miei si buttavano proprio e quasi tutti hanno iniziatoquesta tappa della scoperta con puntidi sutura a mento testa e naso!!!!
    però la loro faccia soddisfatta non ha eguali..
    secondo me ne possiamo fare 10000000 di figli ma ogni tappa con ognunodi loro è singolare e unica..e da emozioni ricche di unicità e preziosità.
    e bravo Elfo..... adesso si va!?!?!?!?!?
    ciao e buona pasqua da tutti noi!!

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    1. Qui per fortuna non si è quasi mai arrivati a tanto. L'unica cicatrice degna di nota è sulla fronte della Sartina, ma il "colpevole" è il sant'uomo, che portandola in spalla, ha pensato bene di farla scendere proprio sotto lo stipite della porta di casa: ha centrato giusto giusto lo spigolo con la fronte! Ma anche lì niente punti, solo un po' di "colla" e tanto spavento...

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  3. L'immagine di quel gradino è molto evocativa, mi hai fatto pensare a quelli in salita, a quelli in discesa, a quelli incontrati e a quelli che arriveranno. La mia grande ha 13 anni e guardarla procedere autonoma nella scala della Vita è fonte di orgoglio, ansia, soddisfazione e preoccupazione. Ma non c'è mai un gradino uguale ad un altro, nemmeno per gli altri fratelli, ognuno alle prese con la personale scalata e discesa... la gioia nel vederli procedere è davvero unica *_*

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    1. Anche La Sartina tra pochi giorni entrerà nel mondo dei 13 anni... che impressione per me e il sant'uomo vederla diventare sempre più grande! Per fortuna che ha ancora bisogno delle nostre coccole... noi abbiamo decisamente bisogno delle sue!

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