Questa settimana la famiglia è a ranghi “ridotti”: La Sartina è partita domenica per la vacanza organizzata dalla scuola. Vero è che tornerà già domani, ma il giorno successivo riprenderà la sua strada, per un week-end in collina a casa di una amica.
Vederla così serena, sentirla al telefono (ci chiama ogni sera) con la voglia di raccontarci tutto quello che ha visto e ha fatto, e di sapere cosa abbiamo fatto noi in sua assenza, attenua un pochino quel senso di distacco che non credevo sarebbe iniziato così presto. In fondo la ragazza ha solo undici anni, eppure la verdiamo percorrere con sicurezza e serenità (almeno per ora!!) una strada che è sempre più la sua. Ed è una sensazione bella, e insieme dolorosa.
In assenza della Sartina, abbiamo pensato che quest’ultima settimana di giugno (l’ultima prima di iniziare con i compiti delle vacanze) sarebbe stata la settimana ideale per i maschi per lanciarsi (finalmente) nell’avventura del Grest, e così è stato. Ieri mattina L’Ingegnere e Il Cavaliere sono partiti alla volta dell’oratorio. L’insostituibile amica, Anna Maria, non solo ha accompagnato La Polpetta all’asilo (ha un bimbo che frequenta la stessa scuola), ma ha pure offerto un giro turistico alla Sterghetta (che sulla porta gridava “anch’io vado a scuola, io vado dalla mia maettra!!”. Noi tutti ci auguriamo che a settembre l’inclinazione non cambi!!), portandola con sé nelle commissioni mattutine.
Conseguenza di ciò: io mi sono trovata a casa da sola! Una sensazione praticamente ignota. Per un certo periodo di tempo non ho fatto niente. Nulla, seduta sul divano a fissare il vuoto. Poi mi sono ripresa, e ho potuto lavare i pavimenti, sì, senza che nessuno ci camminasse sopra, senza che nessuno avesse l’esigenza imprescindibile di passare proprio di lì nei cinque minuti (cinque) necessari con questo caldo a far asciugare la superficie.
Anche se ora, mentre mi guardo intorno, mi rendo conto che già i pavimenti sono sporchi come prima, quelle due orette di pulito sono state proprio soddisfacenti.
Poi i ragazzi sono tornati dal Grest (pranzano a casa): Il Cavaliere era rosso come un peperone, e non ci è voluto molto a capire che non si trattava di qualcosa di passeggero. Non so se attribuire la causa al sole, o al calore, o ad entrambe i fattori collegati, ma si tratta di un bell’eritema. Che si attenua, fortunatamente, tenendolo all’ombra e al fresco. Come dire: avventura Grest questa settimana già terminata. D’altra parte, non avevo appena pagato la quota?
L’Ingegnere, da parte sua, era sull’orlo delle lacrime. Anzitutto era stato messo nella squadra ( a suo dire) “sbagliata”, ma il torneo di calcio del mattino era stato rovinoso, lui non ha segnato nemmeno un gol e probabilmente è stato preso in giro da qualche altro ragazzo.
Nel mio cuore subito si sono scatenati sentimenti contrastanti. Perché il mio primo istinto (fortunatamente trattenuto) è stato quello di rassicurarlo, dicendogli che non era obbligato a tornare, nemmeno per quel pomeriggio. Mi fa sempre impressione vedere L’Ingegnere, che all’apparenza è così solido e deciso, crollare per un mancato gol o un commento antipatico. Ho pensato però a quel sant’uomo di mio marito, che sicuramente non avrebbe gradito il mio tentativo di “difendere” il mio cucciolo: il ragazzo sta crescendo, e non è proprio giusto mettergli a disposizioni facili scappatoie.
Mentre stavo pensando a come avrei reagito, se fosse arrivata da lui la domanda di non tornare al Grest, sono stata anticipata: “mamma, se mi dici che hai bisogno di aiuto con La Streghetta, io oggi pomeriggio sto a casa, altrimenti vado ancora”. Per la prima volta davvero mi sono accorta di non avere più a che fare con un bambino “piccolo”. Certo, ha cercato di darmi modo di trattenerlo a casa, ma sapeva benissimo che gli avrei risposto “vai pure”. E all’orario concordato si è infilato le scarpe, ed è tornato ad affrontare “il mondo”.
Al rientro era più sereno, la sua squadra ha vinto il torneo pomeridiano, ed era riuscito anche a fare un gol. Poi mi ha raccontato della fatica con alcuni bambini (uno in particolare) e insieme abbiamo ragionato sul fatto che non vale la pena concentrarsi sul particolare che non ci piace. Oltre a quel bambino, diciamo così, fastidioso, L’Ingegnere me ne ha nominati altri tre con cui si è trovato bene e si è ritrovato amico (per lui c’è un po’ di difficoltà, perché i bambini del paese frequentano più o meno tutti la stessa scuola, mentre L’Ingegnere, che era con loro nei primi due anni di asilo, poi si è spostato. Non si tratta, perciò, di nuove conoscenze in assoluto – forse sarebbe stato più facile – ma nemmeno di veri e propri amici).
Insieme abbiamo pensato che vale proprio la pena concentrarsi sui rapporti positivi, sulle persone con cui sta bene, lasciando perdere quelli che lo prendono in giro – immagino, con un permaloso come lui come sia facile “infierire”.
Stamattina sono dovuta andare a svegliarlo (di solito quando mi alzo lo trovo sul divano che legge, è il suo momento solitario), era decisamente sfiancato dalla giornata precedente. Però in un attimo si è alzato e vestito, ha fatto colazione e si è preparato per la giornata. Oggi pranzo al sacco: c’è la festa diocesana di tutti i Grest, che si svolge proprio nel nostro paese.
Gli ho preparato i panini, e gli ho dato qualche moneta, per comprarsi da bere e un eventuale gelato. L’ho visto uscire di casa sicuro (ed è la prima volta che non lo accompagno), con il suo cappello (della squadra “sbagliata”), con il suo zaino e le scarpe da ginnastica (perché si giocherà tutto il giorno!).
Un’altra punta di quella sensazione, bella e dolorosa.
E poi, però, una dolcezza infinita, mentre gli rifacevo il letto, stamattina (normalmente lo fa da solo, ma oggi è uscito di casa mentre Il Cavaliere dormiva ancora), ho trovato tra le lenzuola Simba e Scar: due personaggi di plastica, del suo cartone animato preferito. Glieli abbiamo regalati quando ha compiuto tre anni, e per due o tre giorni di fila li ha tenuti in mano, non mollandoli mai, né per mangiare, né per dormire. Sono probabilmente il giocattolo cui è stato più legato nella sua vita.
Non so da quanto tempo fossero lì, se li abbia presi ieri sera, o se magari siano stati dimenticati qualche giorno fa… Però mi fa piacere pensare che quel ragazzo che stamattina mi ha salutato sicuro, mentre era già per le scale, è ancora, almeno in un angolino del suo cuore, il mio bambino!!
Però non puoi farmi piangere così...
RispondiEliminaBarbara
Ogni tanto fa bene, no??
EliminaCrescere può essere faticoso, per loro e per noi ;D!
RispondiEliminaMa è rassicurante poter essere "grandi" con il conforto come quando si era "piccoli" ;D!
Un abbraccio Cristina!
p.s. E tu come va con questo caldo?
Ecco, come sempre hai beccato il punto: lasciarli crescere, lasciarli andare, ma nella consapevlezza che c'è sempre un posto dove sentirsi a casa.
EliminaIl caldo? Fino a ieri chiusa in soggiorno con l'aria condizionata, oggi ci sono "solo" 28 gradi e non l'ho ancora accesa. Mi sogno il luglio dell'anno scorso, sperando che voglia replicare, perché io, con le mie calzotte a 140denari, penso che prima o poi mi scioglierò!!
che bel post... commovente! Spero di avere la tua serenità quando anche il mio piccolo diventerà un ragazzo!
RispondiEliminaNon è che non scappi la lacrima anche a me, e spesso. Soprattutto ora!!
EliminaCiao.... ti leggo da quando hai iniziato il post... e adesso te lo devo proprio dire, sto piangendo.....mannaggia
RispondiEliminasarà che anche il mio grande (pure lui un po' ingegnere)va al grest e quest'anno non si sta trovando bene (oltre ad essere ingegnere è pure molto solitario e facile preda di scherzi altrui), sarà che continuo a sottolineare ai responsabili che c'è qualcosa che non va ma forse no hanno capito, sarà che anche io ci tengo che vada e affronti il mondo (anche se nei suoi 8anni e mezzo ne ha forse passate più di me...) accompagnandosi ai bambini con cui si trova ecc e che non si abbassi al livello di qualche bulletto improvvisato...
insomma, non ti conosco se non dallo schermo di un computer e sei riuscita a far scender le lacrime a una di quelle che di solito non piange mai!!!
scusa nemmeno mi sono presentata, sono Sara e ho 3 bimbi
Ciao Sara! Sono contenta che questo post sia stata l'occasione per entrare in "contatto".
EliminaAllora di Ingegnere non c'è solo il mio (solitario e un po' permaloso..)! A volte vorrei poterlo cambiare, perché ho paura che ci soffra troppo. Ma poi penso che se Chi l'ha fatto l'ha voluto così, va bene, e anche questo carattere serve, in un modo misterioso e che stento a volte a capire.
Oggi continuo a pensare a lui, tendo l'orecchio quando il (piacevole) venticello porta fino alle nostre finestre le musiche e i rumori del Grest (oggi hanno praticamente occupato tutto il paese!). Spero che torni più sereno, e nello stesso tempo preparo un ben-tornato che possa consolarlo, se dovesse essere triste come ieri.
La compagnia che posso fargli, credo sia il regalo più grande.
Come quella che possiamo farci tra di noi, anche se qualche volta ci scappa qualche lacrima.
No?
Ciao Cristina, con questo commento verificherò se i captcha sono stati effettivamente annullati dal tuo blog. Poi ti farò sapere.
RispondiEliminaBello quello che scrivi, e poi scrivi bene, si trasmette bene quello che intendi, mi piace leggerti.
Io non riesco ancora ad immaginare come sarà quando il mio piccolo sarà un poco più grande... (ora ha solo 1 anno e mezzo) Grazie per la condivisione!
ciao
Grazie a te!
EliminaOgni età a le sue caratteristiche, e le sue battaglie da affrontare. Io faccio molta fatica a distaccarmi dai miei "piccolini", d'altra parte non posso negare di godere proprio dei passaggi della loro crescita.
Anche se a volte fanno soffrire...
Mamma mia, più leggo delle tue giornate, più mi rendo conto di quante esperienze sempre nuove e diverse ti obblighino ad affrontare i figli. Non so se esserne terrorizzata o contenta...
RispondiEliminaNon c'è da temere: ogni cosa arriva al momento giusto! La cosa importante, credo, è la nostra disponibilità ad adattarci ai cambiamenti. La famiglia è sempre davvero in evoluzione!!
EliminaCiao, sono Sandra. Ti leggo spesso ma è la prima volta che commento...una parte di questo post mi ha fatto scattare un'invidia!! (buona, eh! :) ) Invidia perchè la tua Sartina, undicenne come la mia più grande anche lei via con la squadra di pallavolo, ti chiama tutte le sere e ti racconta le sue giornate.... Io sono costretta a telefonarle per sapere come va e rimaniamo al telefono un paio di minuti scarsi perchè lei "deve andare"!!!! :( Da una parte mi fa piacere, vuol dire che si diverte e che l'esperienza le piace; dall'altra però mi farebbe piacere scoprire che un po' le manchiamo...che sente cmq la necessità di sentirci e sapere cosa abbiamo fatto.... E' già di carattere riservata, quindi non racconta molto normalmente, speravo che questa esperienza lontano da casa (per la prima volta) la spingesse ad esternare un pochino di più.... Posso dirlo? sono un po' delusa! :(
RispondiEliminaCiao! Sandra
Credo che molto dipenda dal temperamento di ciascuno. Se fosse stato L'Ingegnere a partire, non so quante parole avrebbe speso al telefono... La Sartina fa del raccontarsi una vera e propria arte, infatti ama stare al telefono anche con la nonna (che abita lontano). Dei suoi compagni di classe sappiamo vita, morte e miracoli, come anche delle maestre (e non solo delle sue!).
EliminaI due maschi sono tutti diversi: L'Ingengere più che azioni di calcio e schemi di battaglie non ci racconta... Il Cavaliere, vabbè, lo dice il nome...
Però, aspetta il suo rientro, magari avrà voglia di condividere al suo ritorno tutto quello che ha vissuto lontana da voi!