venerdì 11 gennaio 2013

Ama. E fa quel che vuoi

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Ci sono avvenimenti, nella vita, che segnano uno spartiacque, per cui da lì in poi ci sarà sempre un “prima” e un “dopo”. Ogni linea rossa su un test di gravidanza, per esempio, è un momento così. Tanto è vero che in casa nostra il tempo dei ricordi è scandito in questo modo: “abbiamo traslocato, quando la mamma era incinta del Cavaliere”, “la prima volta che siamo andati all’Acquario di Genova la mamma era incinta della Polpetta, la seconda dell’Elfo”, e così via…
A volte questi avvenimenti non riguardano solo direttamente la famiglia, ma sono avvenimenti, per così dire “sociali”.
Mi ricordo perfettamente, per esempio, quando il mio professore di italiano al liceo entrò in classe dicendo “ragazzi, è finita la Seconda Guerra Mondiale”, quando crollò il muro di Berlino.
E stavo allattando La Sartina, mentre in televisione scorrevano le immagini in diretta del crollo delle Twin Towers.
Di fronte ad avvenimenti che ci colpiscono così, è evidente che non sia possibile non prendere posizione. A volte i giudizi sono chiari e lucidi: grande gioia di fronte a quella lineetta rossa, enorme sgomento di fronte a tanto dolore.
Altre volte i fatti non sono così netti. Penso, per esempio, alla grande confusione in ambito politico dei nostri tempi. E così accade che anche davanti a carissimi amici, persone con cui per anni e anni si è condivisa la vita, e si sono condivisi anche i giudizi e le opinioni (che non sono la stessa cosa!), ora si debba affrontare l’imbarazzo di “pensarla diversamente”.
Per una come me che ama “far lavorare la testa” (purtroppo spesso anche a vuoto), non è per niente facile.
Ma alcune cose che sono accadute nella mia vita negli ultimi mesi mi hanno fatto ricomprendere una frase di Sant’Agostino, che avevo diligentemente e più volte, in varie fogge e colori, riportato ai tempi del liceo sulla mia Smemo: “Ama, e fa quel che vuoi”.
Allora mi sembrava una ottima giustificazione (veniva pure dalla bocca di un grande santo) per seguire quello che mi diceva la pancia (soprattutto in ambito “sentimentale”), di fronte ai consigli e alle raccomandazioni dei “grandi”.
Ora che, nel tempo, ho imparato che il cuore si trova un po’ più su dello stomaco, quando penso a questa esortazione non mi sento più “alleggerita” nella mia coscienza (come quando mi concentravo su quell’ambito “fa quel che vuoi”). Ora, al contrario, sento tutto il peso (nel senso proprio della gravità, del pondus) di quella prima paroletta: ama.
Perché la salvezza sta proprio lì: amare, cioè seguire quel bene riconosciuto, visto, sorpreso nelle pieghe della giornata. E continuare a seguirlo anche quando non corrisponde immediatamente all’opinione, al ragionamento, al mio stesso sentire. Perché il cuore è fatto di ragione e di affezione, mentre il sentimento è molto più affare di stomaco.
Questo mette nella mia vita una grande lotta (con me stessa) perché non prevalga l’istintività;  contemporaneamente una grande pace, anche di fronte a divergenze di opinione. Perché l’amicizia si appoggia sull’amore, e quello (l’oggetto del nostro amore) è proprio fedele!
Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l'animo, e disira;
per che di giugner lui ciascun contende

4 commenti:

  1. Amare ed essere amati è una grande responsabilità ed io, istintiva per natura, faccio una fatica assurda alle volte. Sai chi mi ha aiutato tanto? Certo che lo sai...lo sai almeno 4 volte più di me...i figli! Loro sono i primi con cui ho dovuto affrontare queste ed altre mie discrepnze, ma che gran fortuna averli, ti sfidano ogni giorno a migliorare e ti insegnano così tanto!

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  2. Carissima, ti seguo da tempo con molto interesse e ormai affetto anche se non ci conosciamo. Ti chiedo un aiuto perche' stavolta proprio non capisco. Cosa vuol dire: "Perché la salvezza sta proprio lì: amare, cioè seguire quel bene riconosciuto, visto, sorpreso nelle pieghe della giornata. E continuare a seguirlo anche quando non corrisponde immediatamente all’opinione, al ragionamento, al mio stesso sentire."? Me lo spieghi meglio per favore?

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    1. Grazie Silvia! Posso fare un esempio? Lo prendo dalla storia della Chiesa, perché ne parlavo stamattina con una amica, ma vale perfettamente anche per chi creda in tutt'altro: San Paolo e San Pietro, nei primi tempi della Chiesa nascente, sono stati in conflitto su una questione particolare, e cioè se fosse necessaria o meno la circoncisione per la salvezza. Pietro (primo papa), pensava di sì, Paolo (ex persecutore dei cristiani, che aveva partecipato, anche se passivamente, al martirio di Santo Stefano) pensava di no.
      Al di là della "soluzione" del dilemma, il loro rapporto non era definito dall'opinione, nè dal giudizio su questo tema. Erano cristiani, cioè seguaci di Cristo, per loro il bene affermato e riconosciuto era quella persona (conosciuta in vita da Pietro, sulla via di Damasco per Paolo).
      Ora, allo stesso modo, nel rapporto con un amico, quando anche su una tematica (come per esempio quella politica) si avessero opinioni divergenti,se non viene meno per ciascuno dei due il rapporto con quel bene riconosciuto (ciò che ci ha messo insieme all'origine) anche la divergenza di opinione non è un motivo di rottura.
      Ovviamente, esiste una posizione più aderente al vero dell'altra, e nel tempo questo emergerà. Ma senza paura, perché mi stessi anche sbagliando, non viene meno l'origine del bene. Perciò non mi tiro indietro nella battaglia, e non ho bisogno di prendere le distanze.
      Mi sono spiegata meglio?

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