Stamattina riflettevo sulle abitudini delle famiglie. Ci sono gesti che diventano così scontati e ripetuti nel tempo che ci si stupisce quando ci si ricorda che non è sempre stato così.
Io da bambina odiavo la colazione. Ho passato ore interminabili davanti a tazze di thè senza fine, con enorme strazio (ora me ne rendo conto) di chi cercava di farmi mandare giù qualcosina. Ricordo con sollievo il momento in cui sono stata lasciata libera di uscire di casa senza aver mangiato nulla (belli i tempi del liceo!).
Dall’università in poi è scattato il piacere di cornetto e brioches al bar con gli amici (ma avveniva dopo più di un’ora, di fatto, dal risveglio…). Insomma, di sedermi in pigiama davanti a qualcosa di buono, non se ne è mai parlato.
Nemmeno dopo il matrimonio, quando il padre dei miei figli si trovava solo con la sua tazza di latte e cacao, con un pacchettino di Oro Saiwa. La sua colazione di sempre.
Con l’arrivo dei figli, man mano, ho iniziato a preparare colazioni. Con La Sartina e L’Ingegnere per un paio d’anni abbiamo usato il biberon (che ho praticamente introdotto “a forza” dopo l’allattamento materno, perché mi sembrava normale che tutti i bambini dovessero prima o poi passare dal lì). Dal Cavaliere in poi, per fortuna, mi sono resa conto che non è che si trattasse proprio di una tappa obbligata, e abbiamo iniziato ad usar le tazze.
Ora non mi ricordo bene i vari passaggi, ma sicuramente da quando La Sartina ha iniziato la prima elementare, le colazioni hanno assunto una loro ritualità, come in realtà tutte le “operazioni” del mattino. Prima, infatti, la Scuola dell’Infanzia permetteva molta più elasticità di orari. Allora si andava alla scuola del paese in cui viviamo, per cui accompagnavo io i bambini a piedi: a dire il vero aspettavo che si svegliassero da soli, e man mano li preparavo (stiamo parlando della Sartina, dell’Ingegnere e del Cavaliere). Quando invece La Sartina ha iniziato la scuola elementare, è toccato a quel sant’uomo di mio marito il compito di recapitare la prole, perché la scuola non è in paese, ma nella città vicina (circa 15 minuti di automobile), che, diciamo, non è del tutto fuori strada per lui, che ogni giorno va al lavoro (a Milano). Tra l’altro, quell’anno abbiamo spostato anche i più piccoli alla Scuola dell’Infanzia del medesimo istituto, per cui la cosa si faceva più impegnativa. Per le 8:15 i tre bambini dovevano arrivare a destinazione, ma il sant’uomo preferiva arrivare anche prima, dovendo poi affrontare il traffico del mattino fino in ufficio.
Insomma: per 7:35/7:40 tutti fuori di casa, considerando il tempo utile per parcheggiare e le operazioni di carico/scarico figli.
E io ero incinta della Polpetta… Perciò, di necessità, virtù: abbiamo iniziato a preparare la tavola per la colazione la sera, dopo aver finito di riordinare la cucina. Abbiamo selezionato un “menù” che accontentasse più o meno tutti, e dopo vari aggiustamenti (e cambiamenti di orari anche viste le nuove esigenze quest’anno delle scuole medie, e, ovviamente, l’aumento del numero dei figli), adesso la mattina ha un rituale ben preciso.
La sveglia suona alle 6:15. In realtà perché ci piace stare a letto ancora un po’. Il padre dei mei figli è il primo ad alzarsi, si fa una doccia e inizia a far scaldare il latte e l’acqua per il thè. La tavola è già pronta.
A questo punto sveglia i figli grandi che si gestiscono in autonomia: L’Ingegnere esce dal letto e con un solo plastico gesto si spoglia il pigiama e sistema le lenzuola, si veste e infilando le scarpe arriva a tavola. Si dice che passi anche dal bagno, io non l’ho mai visto. Sospetto che abbia trovato un modo di espletare le sue funzioni fisiologiche così da non perdere troppo tempo. Di fatto, dopo aver consumato la sua colazione, lavato i denti (ehm… speriamo), ritira la sua tazza, e spesso quella dei fratelli, e poi si siede sul divano aspettando che noi esseri umani lo raggiungiamo. Aspettando, legge. Per lo più fumetti, in particolare Tex.
Il Cavaliere, al contrario, praticamente rotola giù dal letto, di solito trascinando con sé buona parte della biancheria, con passo strascicato raggiunge a fatica la tavola e con molta calma consuma la sua colazione. Da quest’anno devo dire che poi si veste, si lava (speriamo, eh!) e ci raggiunge, quasi sempre indossa anche le scarpe!! Negli anni passati è capitato di trovarlo, mentre tutti erano già vestiti e pronti, in mutande, con i pantaloni in mano, tutto assorto nella lettura di un libro per caso lasciato aperto su un tavolo. O, peggio, intento a giocare coi Playmobil. Non è stato facile, ma all’alba della terza elementare esce quasi tutti i giorni con i calzini dello stesso colore e senza strappi sulle ginocchia (non possiamo ancora garantire che riesca anche a tornare da scuola così, ma va già meglio). Ovviamente negli ultimi secondi prima di uscire si affretta a raccogliere il materiale che gli serve, spesso seminato per la casa.
La Sartina è più discreta: si muove silenziosa per la casa, facendo attenzione che gli orecchini siano intonati con la felpa, la felpa con le scarpe, le scarpe col cappello… Insomma, problemi di stile. Non si riesce a farle introdurre liquidi in corpo, però qualcosa velocemente mangia. Ha sempre la preoccupazione di avere tutto quello che le serve: la merenda, la cartelletta di arte, quella di tecnica, la borsa per il nuoto, la chitarra (“ma non potevo scegliere flauto, che è più leggerò?”). Tranquilla e silenziosa, è quasi sempre pronta in tempo, anche se sfrutta la sua posizione “alta” (dorme nella parte alta del letto a castello) per lasciare il caos dove non andrò a guardare… Di certo semina cose sue in ogni dove, e quando sono tutti usciti passo a raccogliere le mollette scartate, il libro che stava leggendo, il cappello “messo ieri ma oggi metto quell’altro”, il foglio dell’avviso “che ieri mi sono dimenticata di darti”, la carta della merenda e così via…
Io, intanto, se L’Elfo me lo permette, mi occupo delle “piccole”
to be continued…
La tua descrizione ricorda incredibilmente i risvegli della nostra famiglia. Ci alziamo un po' più tardi di voi, perché le scuole sono vicine e si raggiungono in 10 minuti a piedi. Il resto uguale. Il mio decenne è come il tuo Ingegnere: pronto e operativo in un secondo, letto fatto, cartella a posto, mi ricorda gli impegni della giornata, qualche volta legge un fumetto nell'attesa, altre volte fa dei piccoli lavoretti che gli assegno per la giornata, in modo da non doverci pensare più. Il mio ottenne più simile al Cavaliere: si trascina a lungo, per fare però quasi sempre uno sprint finale. La dodicenne lascia tutto in giro, mentre la seienne ha i peggiori dilemmi di stile (e anche di sonno, poverina). La diciannovenne prepara tutto il possibile la sera prima (doccia, borsa con i libri, vestiti perfettamente intonati...), ma anche così il suo tempo di permanenza in bagno è preoccupante (però si sveglia prima, perché nessuno le metta fretta). Quando riusciamo (spesso) diciamo le preghiere tutti insieme in sala, gli ultimi minuti prima di partire. Se siamo in ritardo, i maschi le dicono con il papà andando a scuola, le femmine con me (facciamo due giri diversi). Tutti devono mangiare almeno un pochino, tutti devono prepararsi cartelle, merende e materiale vario da soli. Sono molto orgogliosa del fatto che non siamo MAI in ritardo e che solitamente hanno tutto quel che serve!
RispondiEliminaLe coincidenze sono ancora di più! Vedrai nel seguito...
EliminaComunque, c'è poco da fare, la vicinanza "ideale" rende simili anche le esperienze!
Sono piegata dal ridere perchè, a parte la sveglia mezz'ora dopo e tre anni in meno per tutti (tranne per me, sono anch'io del '74), la descrizione è IDENTICA!!!!!
RispondiEliminaDavvero la posizione di nascita influisce un po' sul carattere...
Aspetto il racconto del quarto per avere anticipazioni sull'ultima mia ruota del carro che ora ciuccia beato...
ciao,sono Violeta spero ti ricordi volevo solo salutarti,Pietro(quelloche al meeting era nel pancione) sta bene e un torello io passo spesso qua ma raramente lascio un mess non ho mai tempo sono da sola con la cate 2 anni e pitro 3 mesi non riesco a combinare tanto.A presto!
RispondiEliminaGrande l'Ingegnere! E che belle queste ritualità, man mano che i bimbi crescono anche qui cominciano. Ottima l'idea di preparare la sera prima la tavola per la colazione, l'avevi già detto in un altro post e ti ho spudoratamente copiato, una manna dal cielo per me che la mattina sono sempre in coma!
RispondiEliminaAllora il mio piccolo grande 4enne non è l'unico che si perde, si distrae, si ferma a giocare, va con la testa tra le nuvole e riesce a rimanere un tempo indefinito con una gamba dei pantaloni infilata e l'altra no! :) Leggere della tua organizzazione con sei mi fa vedere meglio in prospettiva la mia nuova vita con due, tre con l'uomodellamiavita... Grazie! :)
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