venerdì 25 aprile 2014

Dell’amicizia



"… pareva che una fosse la meraviglia dell'altra, perché ognuna vedeva la gloria dell'altra senza poter vedere la propria. Perciò esse cominciarono ad avere stima l'una dell'altra, più che ciascuna di sé medesima: poiché l'una diceva: Voi siete più bella di me, e l'altra diceva: E voi avete più grazia di me".
Questa citazione viene da un testo a me sconosciuto, che si intitola Il pellegrinaggio del Cristiano, scritto da tal J. Bunyan (a chi interessasse, pubblicato nel 1924 dalla Casa Editrice Claudiana, di Firenze – chissà se mai lo troverò!). Conosco però questo capoverso, e lo medito, da quando facevo il liceo e da quando, in particolare, comprai un libro da regalare a quello che in futuro sarebbe diventato il padre dei miei figli. Dopo aver acquistato il libro, e prima di donarglielo, me lo ero letto tutto: si tratta del già qui citato "I quattro amori", di C.S. Lewis.


Lewis ha scritto uno splendido saggio su Affetto, Amicizia, Eros e Carità. Essendo del tutto onesta, devo ammettere che in quei lontani anni, la parte sull'amicizia è forse quella che ho letto con meno attenzione, quella su cui mi sono soffermata meno. Con la presunzione tipica dell'età ero certa di avere un sacco di amici e di sapere benissimo cosa fosse l'amicizia.
Non fosse che la frase qui in cima riportata era entrata un po' come un tarlo… Ad essere onesta non mi era mai capitato di trovarmi in una simile condizione. Avevo diverse amiche, alle quali ero anche molto affezionata e con cui ho condiviso molto. Ma non avrei potuto affermare che il nostro rapporto fosse quello descritto in questa immagine. E, a dirla tutta, mi è sempre sembrato anche un po' utopico una compagnia di amiche, tra l'altro donne in cui ciascuna fosse capace di vedere le virtù dell'amica più delle proprie. Quel che mi era sembrato di raggiungere, e mi sembrava già molto, era una compagnia in cui ci sentivamo tutte orientate verso le medesime virtù, capaci di riconoscerci in cammino sulla medesima strada. Ma immaginarmi questo "reciproco godimento della virtù dell'altra", mi è sempre sembrato qualcosa dell'altro mondo.
Sono passati anni (ma proprio tanti, eh! Più di venti), dopo il matrimonio ho potuto accedere di nuovo al libro di Lewis, l'ho riletto più volte e addirittura ad una vacanza l'ho "presentato" a qualche amico… Quando si dice il vero amore! Dalla prima lettura delle prime pagine de "Le lettere di Berlicche" Lewis è diventato, e tutt'ora rimane, il mio scrittore preferito. Non solo per quel che ha scritto (ci sono altri autori che amo particolarmente, tipo Louis De Wohl, oppure M. Raymond – oltre ovviamente Jane Austin), ma proprio per l'uomo che deve essere stato (complice forse anche l'interpretazione dell'ineccepibile A.Hopkins in "Viaggio in Inghilterra"). Sento una incredibile corrispondenza tra il suo "sentire" la realtà e il mio, e sicuramente "Sorpreso dalla Gioia", il suo saggio autobiografico, mi ha permesso di conoscerlo come nessun altro tra gli scrittori che apprezzo (e diciamo che mi ci applico, ho persino scritto al monastero trappista del Gethsemani, nel Kenttuky – sì, quello della Montagna delle Sette Balze di Merton – dove ha vissuto e scritto Raymond, ricevendone scarne notizie e confortante rassicurazione di preghiera per la nostra famiglia da parte dei monaci).
Quella frase lì (insieme ad altre, che magari mi ritroverò più avanti nella vita…), devo dire che mi è esplosa in cuore in questi giorni, in cui ho potuto finalmente affermare: "è vero, è proprio tutto vero!".
Sempre più spesso, ultimamente, mi trovo quasi incantata, mentre ascolto, o ripenso alle parole di alcune amiche. Mentre ne osservo i gesti, ripenso ai racconti, osservo il rapporto con il marito e con i figli. Sempre più spesso mi accorgo che mantenendo quel comune sguardo verso un desiderio di vita buona per noi e per le nostre famiglie, quella compagnia che era anzitutto un compito per noi, un sostegno per la quotidianità, si sta trasformando, miracolosamente, in una vera e propria virtù: l'amicizia.
Io che sono poco socievole per temperamento, ed educazione, che trascorro volentieri il tempo libero in casa, con il sant'uomo e i nostri bambini, che non amo particolarmente la confusione, e la folla, mi trovo sempre più spesso a desiderare di aprire le porte di casa (questa gran fatica nello spostarci che speriamo presto la comparsa di un mezzo adeguato ai numeri della famiglia provi a sollevare un po'!), a desiderare la compagnia, la presenza proprio fisica dei nostri amici. Delle mie amiche.
È stato così durante le vacanza di Pasqua, quando il lunedì dell'Angelo abbiamo raggiunto il ragguardevole numero di 23 nel nostro salotto… ma continua ogni giorno, con e-mail e messaggini (non c'è nemmeno più da preoccuparsi per il costo delle telefonate!!).
Daniela, Barbara, Jessica, Carmen… questi i primi nomi, i primi volti che mi vengono in mente, di cui potrei non stancarmi mai di dire: "ma guardate, guardate come siete in gamba, come siete belle, come siete intelligenti, come vi date da fare… guardate che bellezza!"
Così, proprio mentre sto scrivendo questo post, in uno scambio di messaggi, capita di dirsi "saremo sempre in debito con voi… " e di sentirsi rispondere "ma com'è che a me sembra che siamo in debito noi?".
È proprio così: per il solo fatto che mi vuoi bene, che ti ricordi di me, che mi dedichi del tempo. Ma, ancora di più: per il solo fatto che sei quella che sei, e mi permetti di partecipare di quel che sei, mi sentirò sempre in debito. Con te, anzitutto, e poi con Chi ha avuto la delicatezza e l'amore, per me, per farci incontrare.
Anticipo di Paradiso…

1 commento:

  1. Posso commuovermi? e dirti che io, noi, tutti noi siamo grati a Cristo per avervi messo sulla nostra strada?! Perchè è proprio così: non ci siamo cercati, non ci siamo scelti. Ci siamo incontrati con la facilità di un clic (va beh, questa è un'auto citazione ;-))
    E pensare che io sono una donna da aria aperta, pic nic, gite...insomma le nostre domeniche insieme!

    RispondiElimina

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...