giovedì 23 aprile 2020

Diario di bordo: forse non sto capendo qualcosa



Son giorni che ci rifletto, e stamattina che mi sono alzata ben prima della truppa forse ho il computer libero un tempo sufficiente per mettere giù le mie riflessioni.
Io non sto capendo qualcosa, forse.
Leggo di task force, di mascherine prodotte di millemila generi, colori, materiali, fogge e tessuti. Visioni da film distopico su lastre di plexigras da mettere ovunque: al ristorante, in spiaggia, addirittura tra i banchi di scuola... Valanghe di nostri denari per mandare in giro droni che vadano a pescare eremiti che prendono il sole in solitaria, e multe date a desta e manca a chi va a prendere la moglie fuori dal turno in ospedale, oppure porta la spesa agli anziani genitori.
Sulla Santa Messa interrotta dai carabinieri non spenderò parole, perché quelle che ho non sono adeguate al registro di questo blog.

Poi leggo che CENTOMILA MEDICI italiani - 100.000 - scrivono un appello perché i pazienti siano curati al proprio domicilio, fin dai primi sintomi. Perché, pare (pare eh!) che se non si lascia un malato per dieci o più giorni con febbre alta e saturazione bassa a casa solo con la tachipirina (o addirittura con l'areosol!!) ma gli si fornisce immediatamente assistenza con medicinali che stanno dando buone speranze - e su questo non entro che non è il mio mestiere - pare che non ci arrivino nemmeno in ospedale. GUARISCONO
Ora, ma perché non siamo tutti concentrati su questo? Perché l'impegno del ministero della salute, del governo non vanno in questa direzione, a panzer proprio. Istruendo i medici di base (che pare abbiano bisogno di istruzioni) e dotandoli di TUTTO quello che serve, TUTTO, perché possano davvero seguire uno ad uno i loro pazienti fin dalla prima linea di febbre, dal primo colpo di tosse?
A rigor di logica, ma posso sbagliarmi, chiedo proprio di essere aiutata a capire, ma a rigor di logica, se una malattia è così infettiva da costringere una nazione a chiudere TUTTO quel che non è essenziale (a partire dalle tabaccherie - no comment), non è che forse forse trovare un protocollo di cura è più interessante, significativo e utile, che non cercare di non contagiarsi?
I dati quotidiani riportano sempre meno ricoveri e meno ricoveri in terapia intensiva. Anche se gli ammalati continuano ad aumentare, perché non la vediamo come una buona notizia? Se ci si ammala, ma si può guarire, ha senso continuare a immaginare di poter vivere in una bolla per non infettarsi?
Quanto all'ipocrisia dello stato non ho più parole: chi fuma è certo (CERTO) di morire di tumore, a meno che qualche altro accidente non avvenga prima. Però lo stato sul fumo ci lucra e ovviamente le tabaccherie non chiudono nemmeno in emergenza sanitaria. Ma se una malattia ha una quantità incredibile di portatori asintomatici o paucisintomatici, lo stato ci mette tutti in gabbia, e spende tempo, energie e denari a far di tutto perché non si diffonda in alcun modo il contagio (dopo più di 40 giorni forse ci si può render conto che è semplicemente IMPOSSIBILE) e non convoglia tutte le energie invece a possibilità di cura efficaci (che i medici - CENTOMILA - dicono di stare iniziando a individuare, con successo). A che serve un tampone oggi, ad un paziente con febbre, tosse e polmonite interstiziale, che non satura? Abbiamo un'altra ipotesi di malattia, o siamo già sicuri - anche io che non sono medico - che ha il CoVid? Allora, basta 'sta cosa del tampone che salva la vita. I medici, le medicine ci possono salvare la vita: basta tamponi a nastro, curiamo al primo sintomo, curiamo tutti, curiamo subito.
Forse la ripresa è più semplice e più vicina del previsto.
A meno che qualcosa faccia comodo a qualcuno (ipotesi per me più rassicurante che il pensiero che non ci si arrivi, che davvero si sta pensando di riuscire ad impedire ad un virus altamente contagioso di continuare a girare tra persone che hanno - se pur minimi - contatti sociali). Il tabacco uccide di più - anche se ci impiega più tempo. Ma quello, è ancora comodamente in vendita a chiunque.
Solo l'Eucarestia è proibita - che poi non lo è di diritto, ma lo è nei fatti. Quella sì che è pericolosa!

2 commenti:

  1. Secondo me hai capito anche troppo...

    Ciao Cristina, sono finito qui da IFN (leggevo del magheggio...) e mi fa sempre piacere leggere le considerazioni di chi vive in famiglie numerose, perché ha una visione delle cose molto pratica, gente abituata ad andare al nocciolo della questione.
    Sarà che io sono l'ultimo di otto fratelli, che i miei parenti si contano a branchi, e, anche se di figli miei ne ho solo due (di 11 e 6 anni), sento il bisogno di ascoltare persone come te, che condividono con me la fede e una famiglia numerosa.
    Noi siamo nati tra il 58 e il 68, e i miei genitori conoscono bene le critiche, anche da parte di altri cristiani, per aver messo al mondo otto figli: ma quello che conta per mamma e papà siamo noi, non altro, noi che ci sentiamo dono perché i nostri genitori ci hanno amati come doni di Dio, Dio che non è mai mancato nelle loro giornate e che essi hanno sempre ringraziato per la Sua provvidenza.
    Nel tuo blog si sente la vita, quella che hai portato in grembo e che poi ha riplasmato un po' anche la tua, ed è una cosa straodinaria.
    Come le parole che ho sempre sentito da mia madre, cariche di vita: compassione per chi soffre, tanta dolcezza per i suoi figli e nipoti, il bisogno di condividere, una fede semplice e pulita, senza inutili fronzoli, l'amore per le cose che crescono...
    Un abbraccio grande e un grazie per questo piccolo angolo di mondo che aiuta altri a conservare le cose che veramente contano.

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    1. Grazie per questo commento, che ho trovato solo ieri e che mi ha commosso.

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