giovedì 22 marzo 2012

Il pranzo è servito!

024Accolgo volentieri la richiesta di Laura, raccontando brevemente quale è stata la nostra esperienza di auto-svezzamento. Mi piacerebbe poter dire di essere una di quelle mamme “illuminate”, che con tutti i figli ha seguito fin da subito il percorso “giusto”, facendo sempre le scelte migliori e sempre in piena consapevolezza. Ma non è proprio così!
Quando nacque La Sartina, mi sono comportata proprio come le mamme della pubblicità: a quattro mesi (allora usava così) omogeneizzato di frutta, a cinque prime pappe, a sei mesi pappa a pranzo e cena e così via. Ovviamente sostituendo ad ogni passaggio la poppata con il cibo solido. Poco da stupirsi se a nove mesi della Sartina io di latte non ne producevo praticamente più. Mi stupisco di più, ora, se ripenso alle lotte impari che ho condotto per costringerla (poverina) al biberon, lei che a quel punto avrebbe preferito bere il latte in tazza con il cucchiaino. Ma dove avevo la testa? Si sa, facevano tutti così… Per poi entrare in crisi, qualche tempo dopo, quando il biberon era diventato una esigenza irrinunciabile, e temevo che l’avrebbe utilizzato fino alla maggiore età!!

Con il secondo figlio, L’Ingegnere, le cose sono andate più o meno nello stesso modo, anzi, con un anticipo nell’introduzione del latte artificiale, perché la mia stanchezza nel gestire i due piccoletti sembrava necessitare di un maggior riposo (avessi investito i soldi spesi nel latte cercandomi un aiuto nelle faccende domestiche!! Ma si impara sempre con l’esperienza…).
Dal terzo figlio in poi le cose sono cambiate. Già Il Cavaliere è nato piccolissimo, neanche 2,5 Kg, e per fortuna il pediatra dell’ospedale mi ha raccomandato di attaccarlo al seno il più spesso possibile, anche ogni ora e mezza! Come sono grata a quell’uomo! Ho imparato un rapporto tutto diverso con mio figlio: la gioia di rispondere al suo bisogno, di tenerlo vicino a me, e nutrirlo (ciucciava con gusto, moltissime volte, di giorno e di notte). Nel frattempo mi ero presa quell’aiuto in casa che mi permetteva di vivere un po’ più serena, e di dedicarmi ai miei bambini come volevo. Avevo anche investito una discreta somma nell’acquisto di un robot da cucina, dotato di omogeneizzatore. Il fatto di fare la mamma a tempo pieno è stato, in quel momento, lo sprone per iniziare a mangiare meglio tutti quanti, e preparare cose che potessero andare bene per il piccolino, e per tutti gli altri.
Questo percorso è continuato, con le due più piccole, e si è approfondito quando ho iniziato a conoscere mamme che portano in fascia, che allattano anche dopo lo “svezzamento”, che usano pannolini lavabili, e mi hanno consigliata un bel libro, che ho subito acquistato: “Io mi svezzo da solo”. Il dottor. Piermarini in questo libro “insegna” quello che nella mia esperienza di mamma avevo iniziato a capire da sola: quello con il cibo solido è un incontro. Cioè, iniziare a mangiare cibi solidi non è un esercizio, che la mamma e il bambino devono apprendere, e su cui possono essere giudicati (“mi ha mangiato bene, è bravo” oppure “è un monello, non mangia mai tutta la sua pappa”). Se ci si toglie la preoccupazione di sostituire man mano la poppata con la “pappa”, ma si continua serenamente a nutrire il proprio bambino al seno, si può vedere “con stupore” che è lui il primo a cercare di agguantare quel maccherone invitante che occhieggia dal nostro piatto. Poter afferrare, ciucciare, assaggiare quel che vede mangiare da noi (se lo facciamo noi, deve essere buonissimo, no?) è proprio un’altra cosa, rispetto al ingollare passivamente le cucchiaiate di pappa che abbiamo certo preparato con tutto il nostro amore, ma che non è proprio invitante come una porzione di lasagne…
Così, ulteriormente tranquillizzata da quello che avevo letto, ho proseguito sul nostro percorso di “personalizzazione” dell’introduzione dei cibi. Ho continuato ad allattare le mie bambine, anche dopo il sesto mese, e ho iniziato a tenerle a tavola con me, e con i fratelli, (ormai stavano ben sedute nel seggiolone) osservando i loro movimenti. La Polpetta è stata più lenta, continuando a preferire il mio latte e iniziando con qualche piccolo assaggio, proprio come un gioco. La Streghetta ha accolto invece subito con gioia la novità, e in poco tempo mangiava una discreta quantità di pasta, di carne (basta avere l’accortezza di separare bene le fibre della carne, e con le sue belle gengive riusciva a spappolare i pezzettini che portava alla bocca), di frutta e verdura. Ho quasi temuto che si svezzasse troppo rapidamente, perché a volte non sentiva nemmeno il bisogno di finire il pasto con il mio latte (ha sempre recuperato la notte, però!)
L’auto-svezzamento, per come l’abbiamo vissuto noi, non è stato un “impegno” diverso da quello di inserire le pappe, non si è trattato di nuove regole da imparare. Semplicemente ogni mamma, se non è “disturbata” da interferenze esterne, guardando il suo bambino è perfettamente in grado di capire quando il suo cucciolo comincia a mostrare curiosità per il contenuto del piatto dei “grandi”. Nello stesso modo, basta un po’ di buon senso per capire che cosa è meglio che inizi ad assaggiare (per noi il primo incontro è sempre stato con la frutta – pere, banane, mele), e a fare attenzione alle dimensioni del cibo proposto. D’altra parte, mi pare altamente improbabile che una mamma lasci il suo bambino da solo, con a disposizione del cibo potenzialmente “pericoloso”. Ciucciare una crosta di pane, o di pizza, un pezzo di formaggio, non sono sicuramente dei pericoli, per un bimbo che è in braccio alla sua mamma, sempre pronta ad intervenire in ogni necessità. Mi è capitato che un paio di volte La Streghetta, vorace fin da subito, si impadronisse di pezzi di pizza un po’ troppo grossi, ma mi è bastato agguantarla in tempo!
Un indubbio vantaggio dell’auto-svezzamento, poi, è l’abitudine ai sapori. Posso testimoniare per esperienza diretta che i figli che non hanno praticamente visto omogeneizzati nella loro vita accettano con molta più disponibilità di assaggiare cose nuove, e rifiutano molti meno alimenti di quelli cresciuti secondo le “regole” della tabella pediatrica. Tutto ciò, insieme ad una attenzione più grande per quel che mangiamo tutti (a me piace molto cucinare, per cui i piatti pronti raramente entrano in casa nostra, e pensare di dar da mangiare ad un bimbo piccolo spinge anche ad una maggiore attenzione per la varietà e la salubrità del cibo di tutta la famiglia – poi, lo ammetto, qualche patatina fritta l’hanno assaggiata tutti prima dell’anno, eppure non ho nessun figlio obeso!!). E un discreto risparmio economico, che è un bel vantaggio, e permette di concedersi qualche sfizio in più, senza aver rinunciato a niente, anzi!
Perciò sono anni che non frequento i reparti degli alimenti “per la prima infanzia”, non conosco nemmeno più le marche e le proposte. Preferisco il banco dei freschi!!

20 commenti:

  1. Cristina, noi abbiamo vissuto un'esperienza molto simile alla tua. Con il quinto figlio. Ci si arriva, magari tardi, ma l'auto-svezzamemto è una "scoperta" entusiasmante. La naturalezza nell'introduzione dei cibi, la spontaneità degli assaggi, la naturale curiosità del bambino semplicemente appagata, tutto questo è davvero magnifico. Il mio quinto bimbo, come dici tu, assaggia e mangia di tutto e, già verso i 7-8 mesi, potevamo uscire a pranzo o cena tutti insieme senza il "fagottino-bebè" pieno di pappette ed omogeneizzati, perchè il piccolo mangiava di tutto, come noi.

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    1. Bisogna proprio essere disposte ad ascoltare il nostro istinto. E magari ad imparare da mamme più "giovani", perché io la prima persona cui ho visto praticare l'autosvezzamento è una vicina di casa, decisamente più giovane di me, e alle prese con la prima figlia. Meno male che è prevalsa in me la curiosità, piuttosto che il pensare "sono più esperta di lei..."

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  2. buon per me che ho scelto l'autosvezzamento per la prima e lo riscelgo per il/i prossimo/i... e ho scelto anche pannolini lavabili e la fascia (ma questa ci sono arrivata solo ora, dopo 1 anno)...
    sicuramente è l'informazione che condiziona le mamme...
    per fortuna tante mamme navigano in internet e pian piano questi metodi, che poi sono quelli NATURALI, si stanno facendo nuovamente strada tra il caos creato dall'uomo...

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    1. Ma certo Laura, è proprio importante l'informazione! Se non avessi visto la mia vicina di casa con la fascia, se non avessi conosciuto chi mi ha venduto i pannolini lavabili tramite chi mi ha venduto la fascia, se non avessi visto altri bambini mangiare a sette mesi pezzi di pasta dal piatto della mamma... Per questo è bello raccontarsi, e conoscere il racconto di altre. E trovarsi a dire: ma allora, anche tu! Ed essere sempre disponibili a imparare....

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  3. Anche per me con la terza è stato tutto più facile. Con il primo mi sentivo in dovere di seguire quello che il pediatra mi diceva (oltretutto allo scadere del 4° mese di vita di Pallino ho ripreso a lavorare). Con la seconda mi sono presa più tempo a casa. Con la terza ha deciso lei. Ho ripreso a lavorare al 5° mese, ma ho continuato ad allattarla finché ha voluto lei. Agli omogeneizzati non ho detto di no, ma nel mio caso tra lavoro, casa e figli, la cucina è l'ultimo dei miei pensieri ancora (noi purtroppo non abbiamo aiuti che non sia la babysitter quando io lavoro ma che si occupa solo di Pallottolina).
    Direi che l'esperienza mi ha reso una mamma migliore, ma potrei ancora migliorare eh (ma non sono previsti altri figli vista la mia età!)
    Bellissimo post Cristina!

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    1. Io con ogni figlio sono cresciuta. E, incredibilmente, divento sempre più me stessa!
      Comunque... non mettiamo freno alla Provvidenza. Magari il quarto arriva, non proprio "alla solita età"...
      Grazie!

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  4. Nella mia mini esperienza (solo 2 bimbi, per ora) devo dire che li ho messi subito a tavola con noi, anche a costo di cucinare cose diverse per noi e per loro.
    Bimba è stat svezzata a 4 mesi, secondo le indicazioni del pediatra: troppo presto secondo me, e Bimbo passati i sei mesi. Ho seguito le tappe, più oo meno precisamente, ma come te non ho usato omogeneizzati: solo roba fresca omogeneizzata o frullata. Ma soprattutto non gli ho mai imposto i gustio: il cibo deve essere un piacere, altrimenti non può nascere la curiosità di assaggiare cose nuove.

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    1. D'accordissimo: quattro mesi sono proprio pochi! Ora il mio pediatra ha "corretto" il foglio che dà con le "istruzioni", e fa iniziare l'introduzione del cibo solido a sei mesi. Mi ricordo commenti dei primi tempi con la prima figlia: "mi butta fuori la lingua quando cerco di infilarle il cucchiaino, che monella!". Povera bambina, non sapevo che quello è l'istinto di suzione...

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  5. Da queste parti l'autosvezzamento è sempre stato di casa, non abbiamo mai comprato pappe ed omogeneizzati.
    Recentemente ho visto al supermercato perfino la minestra in busta liquida, in una di quelle buste termosaldate. Accidenti, nemmeno il passato di verdura si puo' fare in casa?
    L'industria cerca di far passare il concetto che quello confezionato sia l'unico cibo "sicuro" per i nostri piccoli.
    qi c'è un video interessante sulle tattche usate dalle multinazionali per spingere il baby food: http://info.babymilkaction.org/pressrelease/pressrelease15may11

    A parte la giustissima presa di posizione, e la gloriosa esperienza di autosvezzamento della mia prima figlia, ora sono alle prese con Mario, 2 anni giusti, che mangia pochissime cose: passato con pastina, yogurt, banane, e raramente pane o biscotti. Lo allatto ancora e con una dieta così poco varia non me la sento di darci un taglio.

    Percio' non me la sento di dire che l'autosvezzamento sia sempre la strada piu' facile,o che lo sia sotto tutti i profili. Come l'allattamento al seno, a volte richiede una certa abnegazione, non consentendo di programmare il proprio figlio come un tamagotchi. Cosa che non sarei comunque capace di fare... Non riesco a programmare praticamente niente.

    Sono certa però che sia comunque la scelta migliore, per tutti!

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  6. scusate, il link di prima era di un altro articolo incentrato sulle campagne volte a spingere il latte in polvere.
    Volevo invece segnalare era questo breve stralcio in italiano che documenta la controversia sorta proprio in Italia qualche mese fa fra FIMP e ACP
    http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/In_Privato/Pediatri-Acp-baby-food-industriale-piu-sicuro-No-alla-disinformazione_312734948265.html
    In pratica , ACP ha insinuato che i pediatri della FIMP siano stati pagati per consigliare l'omogeneizzato alle mamme, invitandole a diffidare dei cibi freschi.

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    1. Io devo dire che il mio pediatra è sempre stato molto "tollerante": dal secondo figlio in poi non mi ha neanche dato più la tabella. "A lei non serve, è già esperta!". Io non so quanto sia vera questa ipotesi del "complotto" o quanto comunque sia stato anche "comodo" comprare le cose già fatte. Non voglio giudicare le mamme che lavorano tutto il giorno e non hanno scelta, io dico che mi sono trovata proprio bene così, perché in fondo, prima che una "nuova filosofia" era già una mia esigenza. Penso però che sia davvero importante conoscere le varie possibilità. Sono grata al libro di Piermarini perché ho trovato conferma a quel che già pensavo. Da mamme (anche da multi-mamme) capita troppo spesso di sentirsi inadeguate e giudicate, sempre con la paura di fare la cosa sbagliata...

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  7. Grazie per aver scritto questo bel post! Non conoscevo l'auto svezzamento e con Chiara ho seguito le indicazioni della mia pediatra che credo sia una persona illuminata infatti mi ha proposto solo delle linee guida di massima, pur mantenendo comunque lo schema di base brodo verdura con creme. Effettivamente sono stata subissata dalle domande delle amiche che chiedevano perchè avessi dato a chiara i cereali e il pomodoro fin da subito! Boh semplicemente perchè nessuno mi aveva detto di non farlo! Ho iniziato al termine del sesto mese e Chiara ormai beveva solo latte artificiale (sono riuscita ad allattarla solo fino al quinto mese, poi la situazione mi è sfuggita di mano).
    Comunque è stato sicuramente faticoso e a pensarci ora mi rendevo conto che
    Chiara alcuni cibi non li gradiva pur non facend o grosse scene, pero non sapevo che alternativa scegliere.
    Chiara ha assaggiato pochissimi omogeneizzati e effettivamente ora mangia di tutto senza nessun tipo di problema, credo che molto lo faccia la persona, ma magari qualcosa c'entra anche la semi libertà che ha avuto nello svezzamento.
    Comunque il libro me lo segno, nel prossimo ordine on line ci sarà anche lui, così siamo già pronti per la seconda in arrivo!

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    1. La cosa interessante, io credo, è proprio sapere che introdurre il pomodoro dopo l'anno non è un dogma. Poi giustamente ciascuno declina nella sua quotidianità, secondo le proprie abitudini e convinzioni. Il libro di Piermarini mi è sembrato utile proprio perché mi ha aiutata a sfatare certi "miti" che semrbavano intoccabili (alcuni dei quali, sono convinta, hanno decisamente contribuito a rendere florida l'industria per "la prima infanzia")!!!

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  8. Ciao!! Anche io ho cercato di seguire le regola dell'auto-svezzamento per quel che riguarda non forzare la piccola a mangiare e a rispettare ritmi e scelte! Però sono sincera, in casa non è sempre facile preparare cose adatte sia al suo pancino e a quello del babbo, noto divoratore di pizze a salsicce!! quindi se da un lato sto cercando di riportare il babbo sulla retta via (direi con successo, ma sono solo poco più di due anni che siamo sposati... dietro ci sono 31 anni di alimentazione sbagliata!!!), non tutti i giorni il menù è unico!

    quello che invece a me preoccupa è che con questo discorso vedo bambini che mangiano lasagne nella prima settimana di svezzamento, patatine fritte a 8 mesi, etc...

    ecco questo secondo me non è proprio il senso dell'autosvezzamento... o no??

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    1. Sono d'accordo con te: non bisogna esagerare nè in un senso, nè nell'altro. A me è stato davvero utile sapere che quello che un po' il mio istinto già mi suggeriva non era proprio una follia. Sai, è sempre difficile andare contro le indicazioni del medico.D'altra parte credo che un po' di elasticità sia sempre necessaria nella vita. NOn mi sono mai sconvolta dovendo cucinare due cose diverse per i "grandi" e i "piccoli", e magari qualche volta ho dato un po' di latte in più...

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    2. Diciamo che l'autosvezzamento serve a tutta la famiglia per migliorare le abitudini alimentari (in caso ce ne sia bisogno) e se c'è uno stravizio che capita di fare di tanto in tanto, non va demonizzato.
      La lasagna all'inizio va bene, così come le patate fritte a 8 mesi, purché queste rappresentino l'eccezione, NON la regola.

      Se poi sei il genitore che al figlio dà SEMPRE lasagna e patate fritte, non credo che ci sarebbe stato approccio allo svezzamento che ti avrebbe aiutato. Puoi dare tutti gli omogeneizzati che vuoi e seguire un calendario d'introduzione maniacale, ma il risultato finale sarà comunque quello di avere con tutta probabilità un figlio con gusti alimentari non proprio ... corretti.

      Se invece tutti a casa mangiano sano, che senso ha preoccuparsi? Quand'anche si sfori, qualunque sia il motivo, sai che ti rifarai.

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    3. Ecco, ci hai più o meno descritto. Io le patatine fritte me le mangerei ogni sera, pensare a dare da mangiare in modo equilibrato ai miei figli aiuta anche me a non trattarmi troppo male...
      Andrea, ma sei un papà? Che bello vedere degli uomini iniziare a commentare questi tipi di post...

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    4. Di sicuro non sono una mamma :D

      Ma non posso ricevere la notifica delle risposte? Sono ricapitato qui per caso.

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    5. Ho un'amica che si chiama Andrea... non si sa mai!
      Se guardi in fondo in fondo alla pagina principale del blog, c'è la possibilità di iscriversi ai feed, sia dei post che dei commenti.
      Ma ho capito cosa intendi: anche io ho visto in giro il bottoncino "segui la discussione" in fondo al singolo post. Ora metto in moto i nostri tecnici...

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  9. Mi stai dicendo che io che ho autosvezzato già la mia prima bimba sono una mamma illuminata e coscienziosa?! ;))
    Complimenti ancora per le 8 campanelle!

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