mercoledì 4 luglio 2012

La febbre del gioco

010Uno di questi pomeriggi, mentre La Streghetta dormiva, si è scatenata sul nostro grande tavolo una gara di creatività: chi dipingeva con gli acquarelli, chi decorava gli oggetti precedentemente realizzati con la pasta di sale, chi si dilettava con le tempere. Schizzi di colore dappertutto.

Dentro questa grande allegria, un ragazzino si aggirava con aria funerea: L’Ingegnere, abile artista del carboncino, non si trova a suo agio con tutto ciò che potrebbe, in qualche modo, produrre sporcizia (soprattutto sul suo proprio corpo), a meno che si tratti dell’erba di un campo da calcio. Così se ne stava sul divano, sguardo perso, sospirando: “non so che fare!”. All’inizio mi sono un po’ indispettita, anche perché mi sembrava da parte mia uno sforzo non indifferente permettere un tale scempio di colori nel mio soggiorno (tra il costo delle materie prime, e le pulizie che ne sarebbero seguite, mi sentivo già una campionessa di disponibilità!!!), e non mi sembrava giusto il suo non-apprezzamento. Poi ho cercato di guardare le cose dal suo punto di vista, e ho provato a pensare ad un modo per coinvolgerlo. Inutilmente.

Era proprio necessario cambiare registro. Perciò ho 031cercato di immaginare qualcosa di totalmente altro e così, senza pensarci troppo, gli ho detto: “vieni qui, che ti insegno a giocare a scala quaranta”.

Ho visto subito un sorriso illuminare quel volto imbronciato. Ci siamo ritagliati un angolo di tavolo libero da schizzi e fogli di giornale, e abbiamo iniziato a giocare. Siccome il ragazzino con i numeri ha familiarità, in un paio di partite abbiamo iniziato a giocare sul serio. E siccome all’inizio vinceva pure, il fanciullo (per niente competitivo, vero?!) ci ha preso gusto. E non ci ha stupito che dopo poco anche Il Cavaliere abbandonasse il suo “capolavoro”, chiedendo: “posso imparare anche io?”.

Insomma, da quel momento è scattata la febbre del gioco. Certo, se io riesco a giocare insieme a loro è meglio, perché senza di me ci vuol poco per far scatenare discussioni con i classici: “non vale!” e “hai barato!”. Io invece mi sono auto-nominata giudice con poteri assoluti, per cui sanno che non possono fiatare sulle mie decisioni… Pena la squalifica. A vita.

Però, mi piace proprio giocare a carte con loro. E penso che sia anche utile, soprattutto per un tipo come Il Cavaliere, che impara a stare un po’ attento, a fare le somme, a concentrarsi (almeno un pochino), lui che mi sembra sempre perso nel suo mondo dei sogni.

028Non per niente la splendida maestra Fabiana (la maestra del Cavaliere, per l’appunto), tra i consigli per le vacanze ci ha scritto proprio di giocare a carte, o a dama, o a scacchi (si va sul difficile…), giochi che divertono, e contemporaneamente allenano, fanno lavorare il cervello.

Così la sera, messe a letto le bambine, ci siamo scatenati in una mega partitona a quattro. Che (ovviamente), mi ha visto vincitrice (ma senza barare, lo giuro!). D’altra parte, se vinco io tutti incassano la sconfitta serenamente, mentre tra di loro si offendono a morte… Che è un po’ l’unica controindicazione di questa attività!!

1 commento:

  1. si, guarda, anche noi, quando giochiamo a carte (ho comprato alla città del sole delle carte gioco che vanno benissimo dai 4 ai 7 anni), se il mio porcellino grande perde, succede una tragedia. Non sa perdere. In effetti è un problema...

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