La convivenza stringente - più ancora del solito - ci sta svelando che quell'intuizione che un po' sottotraccia ci accompagna ormai da anni si dimostra, alla prova dei fatti, sempre più vera: il bene non è contraddittorio. Siamo cresciuti in un ambiente culturale che ci porta a pensar sempre al bene come se fosse una buonissima torta, di quelle con il pan di spagna e la panna montata - come quella che ci siamo fatti ieri che era la domenica in Laetare, pure farcita di Nutella - più siamo a farci la merenda, meno torta ci sarà per noi. E, soprattutto, chi prima arriva meglio alloggia, e chi fa tardi rischia di restare a bocca asciutta.
Ma il bene non è così. Il bene, quello che nelle mie cene filosofiche (scriverò anche di questo) son solita definire "perfezione dell'essere" non è contraddittorio: ciò che concorre alla mia perfezione, alla realizzazione di me, è per natura utile in vista del bene comune. La realtà è fatta proprio così, ed è solo quando ci inganniamo, pensando che il nostro bene stia in qualche particolare soddisfazione puntuale, abbiamo la sensazione di "perderci qualcosa", allargando lo sguardo oltre a noi stessi.
Io non avevo voglia di fare i compiti di seconda elementare, avevo tutt'altro per la mente, fosse anche di rifugiarmi sul mio sgabello in cucina, a guardare gli ultimi "aggiornamenti" (nonostante la mia amica Anna mi abbia ben testimoniato che non solo non è utile, ma addirittura controproducente). Invece quei compiti andavano fatti, e man mano nel corso del tempo, stando lì seduta a fianco all'Elfo che non è esattamente un docile discente, né un particolare amante dei compiti di scrittura, ho iniziato a far caso a come scrive mio figlio. Impiega un sacco di tempo, colleziona un bel po' di errori, ma non - come sempre siamo portati ad accusare - per svogliatezza e pressapochismo (poi la pigrizia è un male molto diffuso e penso pochissimi ne siano immuni), ma, al contrario - e me ne sono dovuta accorgere a marzo della seconda elementare, grazie alla situazione in cui ci troviamo, perché lui non scrive le parole: le disegna. Il gesto grafico che compie non è il gesto rapido e abitudinario che compio io - infatti per aiutarlo e mostrargli come si scrive "stornello" ho dovuto concentrarmi ed impegnarmi a percorrere tutti i gesti con una attenzione ormai sconosciuta - lui è quasi come se pennellasse le lettere. Con evidente abnorme perdita di tempo, e di attenzione - non per niente capita che salti una lettera ogni tre o quattro. E, dopo aver scritto ogni parola, si ferma e la riguarda, addirittura va a rifinire qualche gambetta o qualche trattino, appunto, come si fa con un dipinto. Senza ovviamente accorgersi se manca una lettera, perché il suo interesse è per il lato "artistico" della vicenda. Se questa modalità di lavoro settimana scorsa aveva portato ad una crisi totale, mia e sua, per il mio spazientimento e la sua delusione perché "non sa fare bene", oggi è stato l'opposto. Io mi sono appassionata nel "guardarlo fare" e insieme abbiamo visto che è utile provare a percorrere insieme la parola, immaginare in quale punto la penna si stacca dal foglio, e dove invece può scorrere liscia per più lettere di fila. Ne è risultata una pagina ordinata, una calligrafia incredibile, se paragonata a quella della settimana scorsa. Un bambino soddisfatto e una mamma sicuramente più allegra che se si fosse occupata di leggere le ultimissime polemiche sul web.
Il bene, no, non è davvero contraddittorio.
Così la maestra ha potuto ricevere già in mattinata un bel lavoro fatto con entusiasmo, corredato dalla gratitudine di una mamma che avrebbe forse solo voluto accorgersi prima di come poteva esser soddisfacente studiare insieme così.
Ovviamente a distanza di pochissimi minuti da questo ottimo successo l'Elfo veniva pesantemente ripreso dal sant'uomo - in piena call conference - per i giochi non esattamente ortodossi che si era inventato proprio sul pianerottolo fuori dallo studio, insieme alla sua compagna di avventure, la Meraviglia. Mattinata conclusasi con un importante lavoro sugli articoli, sul sito suggerito dalla maestra - ovviamente con l'Elfo alla tastiera e la Meraviglia a suggerire - mi devo informare se sarà possibile mandare anche lei direttamente in terza elementare, a settembre, visto che ormai partecipa con noi del lavoro quotidiano!
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