martedì 31 marzo 2020

Diario di bordo: cali di tensione. E impasti

Ci son giorni buoni, e giorni meno buoni. Momenti in cui l'ottimismo pervade, ed altri in cui è più facile vedere tutto nero.
Dei mille consigli che si trovano praticamente ovunque in questi tempi sul web, uno di quelli che mi ha fatto stare meglio è quello di stare all'aperto. Non so se effettivamente esporre qualche centimetro quadrato di pelle al sole aiuta la produzione di vitamina D, ma sicuramente approfittare del weekend soleggiato mi ha fatto bene: mi sono presa cura - spero - del nostro piccolo giardino, mettendo in pratica i consigli che ci ha dato la nonna via chat, visto che di giardinaggio non me ne intendo nemmeno un po', mentre i bambini - e non solo quelli più piccoli - sono impazziti dopo aver trovato una piccola colonia di chioccioline sotto le foglie morte che ho cercato di eliminare da alcune piccole aiuole. Il contatto con la terra fa bene, a me e a loro.
Almeno non ho più le mani sporche solo di farina.

A tal proposito: dopo aver ucciso la pasta madre, ormai tanto tempo fa, mi sono resa conto alla fine della settimana che, nonostante i venti e passa kg di farina in dispensa (che sono il fabbisogno medio per noi per una quindicina di giorni circa, tra pane, pizza e torte), mi sono rimaste solo sei bustine di lievito di birra secco in casa. Così, per tenere da parte le scorte, ho fatto un piccolo impasto una sera, con 200 grammi di farina e tre grammi di lievito (acqua quanto basta), lasciando lievitare tutta la notte. Al mattino ho usato parte per impastare, e ne ho rinfrescata un'altra parte, per il giorno successivo. Ogni sera rinfresco, e la mattina impasto. Così ho un lievito sempre attivo, che non è pasta madre perché è partito con del lievito di birra secco, ma è utilizzabile fin dal primo giorno (realisticamente, non ci sono le possibilità oggi per attendere un mese e soprattutto per usare tutta la farina che andrebbe poi buttata nei rinfreschi successivi di una pasta madre che parta da zero). Ovviamente i tempi di lievitazione sono lunghi, impasto al mattino per infornare a cena - sto addirittura pensando di aumentare ulteriormente, rinfrescando al mattino, impastando la sera per infornare la sera dopo. I commensali paiono soddisfatti, io penso ci sia largo margine di miglioramento, ma date le condizioni direi che va bene così.
Ho ripreso anche la macchina da cucire, e seguendo un tutorial ho iniziato a produrre mascherine (mi tocca ora aspettare l'elastico, che avevamo in scarsissima quantità, per poterne fare una a testa). I bambini sono felicissimi, giocano ai supereroi, e mi fanno improbabili ordinazioni: "io la voglio con un fiore e dei brillantini d'oro", "io nera coi denti da squalo"... vedremo.
L'aver iniziato questa produzione dice del fatto che, nonostante il mio ottimismo iniziale, mi sto abituando al pensiero che non finirà molto velocemente (io mi cullavo in "se facciamo quindici giorni di chiusura cattiva, poi va tutto a posto"). Ma non sta andando tutto a posto, forse proprio perché già "tutto è dove deve essere e va dove deve andare: al luogo assegnato ad una sapienza che (il cielo sia lodato!) non è la nostra" (Miloz, Miguel Manara). Ricordando che questo non toglie il dolore, né la fatica, piccoli o grandi che siano... 

1 commento:

  1. Io sono venuta su a Udine appena hanno chiuso le scuole e ringrazio il cielo e tutti i santi per averlo fatto, qui abbiamo un grande giardino e per i bambini è davvero una mano santa, per sfogarsi, per stare all'aria aperta, per dare a me un po' di respiro!
    Io invece ho provato la ricetta del lievito di birra fatto in casa, migliorabile, ma comunque non male.

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