Domenica il padre dei miei figli ha promesso all’Ingegnere di portarlo a giocare a biliardo. Succede così, credo, che tutto d’un tratto il tuo bambino si vergogna quando vai a guardarlo giocare a calcio, e ti accorgi che in un momento critico, più che i tuoi baci e i tuoi abbracci (che per fortuna ricerca ancora) lo aiuta fare una passeggiata con suo padre. “Cosa vi siete detti?” “Niente, abbiamo camminato”.
Perché è proprio vero, che tra due uomini “una pacca sulla spalla vale come sei mesi di terapia” (da L’era glaciale 3).
Succede anche che il bar dove dovevano andare a giocare nel frattempo abbia chiuso (e questa la dice lunga su quanto quel sant’uomo d mio marito possa dedicarsi ai suoi passatempi preferiti…), così che l’esito dell’uscita desiderata sia un muso lungo e una serata con il broncio.
Il giorno dopo, però, “festa del papà”, i figli, non contenti di tutti i lavoretti portati da scuola (cornici e cornicette varie, quest’anno persino una automobilina a spinta “penumatica”), decidono, ispirati forse da un libro nuovo arrivato proprio oggi a casa, di realizzare il loro “libro per il papà”. Così ti trovi a leggere: “caro papi, tu mi fai giocare, cerchi sempre di farmi giocare a carambola. Ma anche se non ce la fai, sei più “papà” di prima!”.
Così mi sono ricordata che il 19 marzo, prima che la festa del papà, è la festa di San Giuseppe:
Io debbo pensare a quello che ci aspetta – rifletteva lui.
In quel pensiero non c’era amarezza. Lo consolava che colei che egli amava non avesse timori e fosse così piena di fiducia. Lei viveva sempre di quello che c’era in quel dato momento. Egli tuttavia doveva vivere di quello che ci sarebbe stato. Doveva prevedere ogni loro passo successivo.
- Prega anche – disse – perché non ci manchi neppure adesso il Suo aiuto.
– E come potrebbe mancarci? – nella voce di Miriam risuonò lo stupore.
– No, naturalmente – ammise –. Anch’io credo che Egli sarà sempre con noi. Ma ogni attimo ci porta nuovi pericoli. Si dovrà decidere…
–Saprai certamente come agire.
Giuseppe tacque. Essa ha ragione, si rese conto. Dato che Egli mi ha ingiunto di svolgere il compito di padre, è indubbiamente al mio fianco. Io tuttavia non lo sento. Continuano a tornare le paure, la sensazione di impotenza. Non so mai con sicurezza se la strada che ho scelto sia quella che avrei dovuto scegliere!
Sentì sul braccio il tocco della mano di lei.
…
- Io decido, ma è Lui a guidarci. E per questo sfuggiamo al pericolo
Jan Dobraczynski, L’Ombra del Padre. Il romanzo di Giuseppe. Morcelliana
Sono felice di essere la prima a commentare questo magnifico post!
RispondiEliminaE' veramente il nostro atteggiamento a fare la differenza nelle avversità, una differenza enorme.
Mi piace la preghiera di S. Emilio:
"Non pregare per avere vita facile, prega per essere forte. Non pregare perché il tuo compito sia pari alle tue forze, prega perché le tue forze siano pari al tuo compito. Allora l'opera tua non sarà un miracolo ma tu stesso sarai un miracolo. E ogni giorno ti meraviglierai di te stesso e della grande energia che è entrata in te."
Aggiungerei che la fede in Dio è simile all'abbandono del lattante nelle braccia della mamma. Abbandono che la parola "Padre" - almeno nel mio caso- non riesce ad evocare.