Eccolo qui il tuo bambino!

 

Era un anno fa (non proprio, non ancora perché erano le 23:15 di sera), comunque era un anno fa che l’ostetrica esclamò queste parole, e mi mise in braccio un esserino urlante (mamma mia che pianto, non ricordavo tanta potenza nei polmoni dei fratelli!). Per la prima volta, nonostante fosse il sesto parto, mio figlio mi è stato dato subito, ancora tutto nudo, con il cordone ancora attaccato.

Non mi ricordo il nome dell’ostetrica, non me li ricordo quasi mai i loro nomi, ma la devo ringraziare, perché quelle parole da un anno mi tornano alla mente ogni momento, al risveglio, durante un pianto, sostenendo i primi passi: “eccolo qui il mio bambino!”.

 

Ho come la sensazione che questo compleanno stia scivolando via, insomma, sono così tanti i festeggiamenti qui da noi!

Il sant’uomo non rientrerà nemmeno per cena, e anche se capisco tutti i perché, mi suona strano, l’idea che non saremo tutti insieme, che non taglieremo la torta, non soffierà la candelina (magari con l’aiuto di qualche fratello).

Tranne Il Cavaliere, che da ieri canta “tanti auguri a te!” in ogni momento, soprattutto in quelli meno opportuni, sembra che anche per gli altri non sia nulla di speciale… Ho provato anche a comprare un regalo, non ci sono riuscita… Tutto mi appare costoso, inutile, superfluo. La casa è piena di cose!

E ripenso a quell’altra prima candelina che non abbiamo soffiato insieme, quasi 13 anni fa, perché quando La Sartina compì il suo primo anno io ero già incinta dell’Ingegnere, ed ero ricoverata in ospedale, proprio quel giorno, per fare qualche flebo reidratante.

Mi rendo conto che nella nostra strana quotidianità non accadono le cose che succedono nelle famiglie “comuni”: non ci sarà la festa coi nonni e i cuginetti, non arriveranno decine di pacchetti e bigliettini, non ci saranno le foto di rito, quelle da mettere sull’album di famiglia (non ce l’abbiamo nemmeno l’album di famiglia…) Questo compleanno non è una occasione per riunirci “tutti insieme”. Forse perché noi, tutti insieme, lo siamo già, ogni giorno…

E allora perché quel filo di malinconia? Sarà che mi sto rendendo conto che davvero il tempo passa, e vorrei che per ciascuno ogni momento fosse sempre unico, speciale. Poi c’è la lavatrice, i compiti, il quaderno da compare, il libro che non si trova, e tutto il resto, in qualche modo, scivola via…

E allora mi viene da pensare che è proprio il cuore di una mamma, il luogo del ricordo, dove risuoneranno sempre quelle parole: “eccolo qui, il tuo bambino!”.