Oggi è l’otto marzo, e a parte il fatto che adoro il profumo delle mimose, e la torta mimosa è una delle mie preferite, e anche la parola stessa (mimosa) mi è molto cara… per il resto, della festa della donna non me ne è mai importato nulla.
Sarà perché tra i periodi più belli della mia infanzia (e più divertenti) ricordo i due anni di scuola elementare frequentati in quello che era stato un “collegio maschile”, che io evidentemente frequentavo da esterna, e che contava una percentuale di maschietti decisamente alta. Lo ammetto, giocavo con le Barbie, (quando ero sola) ma vogliamo mettere un pomeriggio di “nascondino”, o, meglio ancora, di calcio Balilla?? In qualche modo, sono sempre stata un maschiaccio…
Sarà, come dice il padre dei miei figli, che ho un intelligenza di tipo “maschile”, ma se è vero che fare shopping mi diverte (come tutti), non sono certo i vestiti o, peggio, i cosmetici, oggetti dei miei desideri. Certo, le scarpe mi fanno impazzire, ma per il resto preferisco libri, DVD e tutta la tecnologia (compresi gli elettrodomestici). Confesso di essere uscita, la scorsa settimana, per festeggiare il mio anniversario di matrimonio, indossando lo stesso rossetto (non lo stesso colore, parliamo proprio dello stesso “oggetto”) del giorno in cui mi sono sposata. Sarà che non ho più trovato quella sfumatura di rosso lì…
Eppure, c’è un lato di me in cui mi sento proprio “donnina”: io dipendo da quel sant’uomo di mio marito. Ma non sto parlando dei lavori di casa (a parte il fatto che non uso il trapano, per il resto mi pare di cavarmela più che egregiamente, ho perfino aggiustato, un paio di volte, la lavatrice!). Insomma, è vero che tendo sempre a fare in modo che la macchina arrivi in riserva nel week-end (“prendi la mia, per andare a fare la spesa? così mi fai anche gasolio!!”).
Ma non è questo. Il fatto è che quando lui c’è, io mi sento più tranquilla, più “a posto”. Sarà un qualche retaggio ancestrale, ma tutte le mattine, quando lo vedo uscire per portare la tribù a scuola, e poi andare in ufficio, inizio ad aspettare che ritorni. Non tanto per l’aiuto materiale che poi può darmi, ci son sere che rientra dopo le 20:00, stanco morto (ancor più per la strada – tangenziale, e autostrada, tutte le mattine e tutte le sere! - che per la giornata di lavoro), in cui la preoccupazione è che i figli non lo “investano” con tutti i racconti della giornata, ma possa finalmente togliersi le scarpe, e la cravatta. Mi piace fargli trovare per cena qualcosa che desidera, che gli piace (sì, lo ammetto, questa è anche una strategia per boicottare la sua dieta. Sia mai che dimagrisca troppo, mi farebbe sfigurare!!), spero sempre che abbia le forze per accorgersi di come sono belli i bambini, che quando siamo a tavola e lui entra in casa si trattengono a stento dal saltargli addosso, perché sanno che è più bello se lo accolgono con un calmo saluto, piuttosto che infierendo sulle sue “membra stanche”.
Ma non è questo. Il fatto è che quando lui c’è, io mi sento più tranquilla, più “a posto”. Sarà un qualche retaggio ancestrale, ma tutte le mattine, quando lo vedo uscire per portare la tribù a scuola, e poi andare in ufficio, inizio ad aspettare che ritorni. Non tanto per l’aiuto materiale che poi può darmi, ci son sere che rientra dopo le 20:00, stanco morto (ancor più per la strada – tangenziale, e autostrada, tutte le mattine e tutte le sere! - che per la giornata di lavoro), in cui la preoccupazione è che i figli non lo “investano” con tutti i racconti della giornata, ma possa finalmente togliersi le scarpe, e la cravatta. Mi piace fargli trovare per cena qualcosa che desidera, che gli piace (sì, lo ammetto, questa è anche una strategia per boicottare la sua dieta. Sia mai che dimagrisca troppo, mi farebbe sfigurare!!), spero sempre che abbia le forze per accorgersi di come sono belli i bambini, che quando siamo a tavola e lui entra in casa si trattengono a stento dal saltargli addosso, perché sanno che è più bello se lo accolgono con un calmo saluto, piuttosto che infierendo sulle sue “membra stanche”.
Perciò, quando penso al festeggiare il mio essere donna, non riesco ad immaginarmi una serata tra amiche, in cui far finta che dei “maschi” non abbiamo bisogno (per carità, ho molto bisogno delle mie amiche, di sentirle ogni giorno e vederle almeno una volta a settimana. Ma non per distrarci dalle cose, anzi! Ci si aiuta, e molto, nel combattere dentro la quotidianità!). Il luogo in cui mi sento più donna è proprio la mia casa, quando mio marito c’è.
Sono una mamma presente, fin troppo a volte, ma l’attachment che sperimento di più non è per i figli, ma per lui: il loro padre. In fondo, ciascuno di loro, non è stato originato - e continuamente dipende - dal nostro volerci bene?
Ti capisco perfettamente. Io e la nostra famiglia non esisterebbe altrimenti ;D!
RispondiEliminaSpero che tuo marito legga il tuo blog, perché questa è una meravigliosa dichiarazione d'amore sai! Una abbraccio pentamamma!
Grazie "insolita mamma"...
Eliminanon ho potuto fare a meno di venirti a trovare sul tuo blog... dopo aver saputo che sei mamma di 5 bimbi!!! e se posso... vorrei portare con me la tua ultima frase di questo post! grazie (una mamma in attesa del quarto!!!)
RispondiEliminaChe bello! Prendi pure tutto quel che vuoi, è proprio per condividere, che si scrive, no?
EliminaE buona attesa!!
Bellissimo post e terribilmente romantico...bravissima e dolcissima!!!!
RispondiEliminaSei un tesoro!
EliminaMa quell'ometto lì, ha capito di aver vinto al lotto?! Barbara
RispondiEliminaA occhio e croce, direi di sì!
EliminaNon solo. Non ho nemmeno il piccolo merito di averci giocato, al lotto!!
Elimina